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Prof morta 4 giorni dopo vaccino Covid a Napoli: il racconto dei familiari. Medici ascoltati in Procura

Proseguono le indagini sul decesso di Annamaria Montile, l’insegnante di inglese deceduta a Napoli quattro giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca. La donna aveva iniziato a stare male un paio d’ore dopo l’iniezione. Sarà l’autopsia a chiarire se esiste un nesso col farmaco, per il momento non ci sono evidenze.
A cura di Nico Falco
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Annamaria Mantile
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Verrà effettuata nei prossimi giorni l'autopsia sul corpo di Annamaria Mantile, la prof napoletana di 62 anni deceduta lo scorso 2 marzo, quattro giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca; la donna insegnava inglese nella scuola media ‘Cesare Pavese' di via Domenico Fontana, all'Arenella, e abitava nello stesso quartiere.

I familiari hanno presentato denuncia ai carabinieri della Compagnia Vomero, chiedendo che vengano accertate le cause della morte e di capire se può esserci un nesso con il farmaco o se la morte sia imputabile ad altri fattori, come patologie non diagnosticate. A ricostruire la vicenda a Fanpage.it è il fratello, Sergio Mantile, sociologo molto noto e stimato.

Torniamo a sabato 27 febbraio, giorno in cui a sua sorella è stato somministrato il vaccino AstraZeneca.

Sabato alle 12:15/12:20 circa mia sorella è stata vaccinata. Alle 14, quindi poco meno di due ore dopo, ha accusato i sintomi che sono rimasti gli stessi per quattro giorni, nonostante su prescrizione medica avesse preso degli antispastici per i forti dolori addominali. Annamaria non aveva alcuna patologia, era una persona salutista, non fumava, non assumeva alcol, camminava anche quattro o cinque chilometri al giorno, era molto attenta alla salute. Aveva solo una lieve tendenza all'aumento del colesterolo e prendeva degli integratori naturali.

Che tipo di sintomi ha avuto?

Quel giorno l'ho riaccompagnata a casa, ha pranzato con mia madre, hanno mangiato entrambe pastina e un po' di carne, e dopo pochi minuti mia sorella ha iniziato a stare male. Ha avuto forti dolori addominali, nausea, vomito, mal di testa e gonfiore addominale. A questo punto si è preoccupata, ha contattato il medico di famiglia, la dottoressa Carrino, e lei al telefono le ha prescritto una flebo per reidratarla, visto che aveva vomitato molto, e lo Spasmex per ridurre le contrazioni addominali e quindi il dolore. Il giorno dopo aveva gli stessi sintomi, appena ridotti, e le hanno quindi prescritto di continuare.

Non siete andati in ospedale?

No, forse abbiamo sottovalutato la situazione. Per la flebo abbiamo chiamato un infermiere privato. Abbiamo pensato che erano sintomi che avrebbero potuto presentarsi, visto che anche le sue colleghe le avevano raccontato di essere state male dopo il vaccino e questo l'aveva spaventata molto, al punto che non avrebbe voluto fare il vaccino. Poi abbiamo pensato che portarla in ospedale avrebbe significato esporla al rischio di contagio Covid. Credevamo che si sarebbe ripresa.

Dopo le prime cure ci sono stati dei miglioramenti?

Lunedì sono stato tutto il giorno a casa di mia sorella, dove vive anche mia madre. I sintomi sembravano essersi ridotti ancora di più, ma persisteva il gonfiore addominale e aveva una difficoltà respiratoria. Terza cosa che ho notato, dei momenti di "assenza" dello sguardo. A posteriori ho immaginato che potesse essere un inizio di intossicazione, perché mi hanno ricordato quelli che aveva mio padre 30 anni fa, che soffriva di diabete, quando si verificavano dei travasi di bile. Credo che le lesioni possano essere state causate dalle contrazioni addominali, molto forti, che ha avuto per diversi giorni.

La situazione poi è precipitata l'ultimo giorno.

Il 2 marzo il gonfiore addominale c'era ancora. Mia madre ha chiamato un cardiologo di fiducia, il dottor Gaeta, che è arrivato in casa alle 7:30 del mattino. Le ha fatto l'elettrocardiogramma e ha visto che non c'erano problemi al cuore, aveva solo il battito leggermente accelerato. Poco dopo, verso mezzogiorno, mia sorella ha rigurgitato acqua verdastra, probabilmente si stava rompendo qualcosa.
Ha avuto uno sguardo fisso con gli occhi semi aperti. Successivamente, ragionando, ho capito che è morta in quel momento, intossicata. Dopo ha espulso molto liquido simile, le ho praticato per 10 minuti il massaggio cardiaco ma per disperazione e abbiamo allertato mio fratello perché chiamasse il 118 e il dottor Gaeta. Il cardiologo è tornato in pochi minuti e abbiamo provato a rianimarla, ma inutilmente. L'ambulanza è arrivata di lì a pochi minuti.

Subito dopo si è rivolto ai carabinieri.

Ieri, 3 marzo, i carabinieri hanno acquisito il cellulare di mia sorella e il consenso informato che aveva firmato prima del vaccino. Dopo la denuncia sono stati molto celeri: in pochi minuti sono stati contattato dal magistrato, che voleva sincerarsi sul tipo di vaccino somministrato, e un'ora dopo sono arrivati i carabinieri, che hanno acquisito la documentazione e si sono mostrati molto professionali, capaci e competenti. Mi hanno fatto capire che l'autopsia verrà svolta a breve e che si saprà qualcosa dopo il primo esame, anche se per il referto completo dovremo aspettare altro tempo.

Forse mia sorella è morta per qualche problematica che non conoscevamo; non credo sia avvenuto questo, ma in ogni caso con l'autopsia lo verremo a sapere. So che la correlazione spazio temporale può essere quella più fuorviante ma, visto che i sintomi sono comuni alle reazioni avverse da vaccino e non sono mai scomparsi, credo che ci sia un'alta probabilità che sia stato il vaccino ad ucciderla. Ho deciso quindi di sporgere denuncia per conoscere la verità ma anche per senso civico, sperando che questa indagine possa servire a salvare altre vite.

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