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Pomodori “made in Italy”, ma venivano dalla Tunisia: sequestrati 15mila chili a Salerno

Il maxi sequestro è avvenuto al porto di Salerno: i militari della Guardia di Finanza e gli uomini dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno rinvenuto 2.540 cartoni di pomodori secchi provenienti dalla Tunisia, sulle quali era stata però apposta la bandiera italiana, al fine di ingannare il consumatore circa la provenienza del prodotto.
A cura di Valerio Papadia
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Pomodori secchi spacciati come prodotti italiani, con tanto di bandiera tricolore sull'etichetta, ma provenienti in realtà dalla Tunisia: maxi sequestro quello operato dai militari della Guardia di Finanza di Salerno e dagli uomini dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli al Porto di Salerno. Nel corso di una serie di controlli operati all'interno del porto commerciale, gli uomini delle Fiamma Gialle e dell'Agenzia delle Dogane hanno individuato 2.450 cartoni contenenti pomodori secchi provenienti dalla Tunisia: sulle confezioni di pomodori – nel complesso 15.700 chili – era stata apposta la bandiera italiana, al fine di ingannare il consumatore circa la provenienza del prodotto, che quindi era spacciata come proveniente dal nostro Paese. L'importatore, però, al fine di trovarsi in regola durante un eventuale controllo, aveva depositato una relazione tecnica che attestava che la merce era etichettata regolarmente con l'indicazione di provenienza al di fuori dell'Unione Europea. I responsabili sono stati denunciati alla competente Autorità Giudiziaria.

Non è la prima volta che, al Porto di Salerno, i militari della Guardia di Finanza si rendono protagonisti di un ingente sequestro. In estate, lo scorso mese di luglio, gli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Napoli hanno messo a segno il più grande sequestro al mondo di Captagon, che viene conosciuta comunemente come "droga dell'Isis": 84 milioni di pasticche di anfetamine, per un peso complessivo pari a circa 14 tonnellate di sostanza stupefacente. Questa sostanza stupefacente viene conosciuta anche come "droga dell'Isis" proprio perché utilizzata dai terroristi prima degli attentati, o come metodo per finanziare parte di essi.

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