video suggerito
video suggerito

“Più librerie in periferia”, il progetto di Rosario Esposito La Rossa, anima de “La Scugnizzeria”

Rosario Esposito La Rossa, titolare de La Scugnizzeria, la prima libreria indipendente nell’area nord di Napoli, parla a Fanpage.
Intervista a Rosario Esposito La Rossa
Titolare della libreria La Scugnizzeria
A cura di Vincenzo Cimmino
233 CONDIVISIONI
Esposito La Rossa Scugnizzeria
Rosario Esposito La Rossa titolare de La Scugnizzeria

"Una libreria è un'azienda, il libraio deve essere imprenditore, non c'è niente di romantico, non ci si può improvvisare a fare questo mestiere". A sostenerlo, sicuro, è Rosario Esposito La Rossa, titolare de La Scugnizzeria, la prima libreria dell'area nord di Napoli, tra Scampia e Melito. E lui, da imprenditore, è riuscito a resistere con perseveranza in un territorio tra i più difficili della Campania. Arrivando ad aprire anche un'altra sede, a Mugnano. Raggiunto da Fanpage ha raccontato com'è vivere con una libreria indipendente. Continua il nostro viaggio all'interno delle librerie di Napoli.

Quella nord è tra le aree più difficili di Napoli, ha avuto senso aprire proprio lì una libreria?

"Abbiamo iniziato la nostra attività nel 2016, l'anno prossimo festeggiamo i primi dieci anni e ragionando da imprenditore e poco da operatore culturale posso dire che in periferia c'è il 50% della popolazione napoletana, e il 50% di questi sono giovani, hanno meno di 25 anni. Scampia ha 17 scuole. Quindi ha avuto senso aprire proprio qui. Noi abbiamo due librerie, una tra Melito e Scampia e l'altra, aperta da nemmeno un mese, a Mugnano. Una è una libreria di strada, una bottega, l'altra è invece una libreria per bambini all'interno di un centro commerciale".

La cultura non si trova solo al centro di Napoli.

"Per questo dobbiamo creare in periferia. Purtroppo sono in tanti a credere che la cultura stia solo lì. Abbiamo abituato le persone ad andare al Vomero a comprare i libri. Dobbiamo creare ponti, invogliare le persone con eventi, con i festival. Ora stiamo cercando di formare le nuove generazioni di lettori dell'hinterland napoletano. Certo, è problematico perché occupandoci dei giovani perdiamo il target più ampio degli adulti. Almeno, qui, non abbiamo la concorrenza spietata che si vivono in altre parti della città. Qui, insomma, non ci sono i colossi, non dobbiamo combattere con la Feltrinelli. Il nostro problema principale è Amazon, che è sinonimo di velocità. Dobbiamo essere rapidi".

Quindi velocità e concorrenza fanno chiudere le librerie?

"Anche. Una libreria è un'azienda, il libraio deve essere imprenditore, non c'è niente di romantico, non ci si può improvvisare a fare questo mestiere, si deve essere attenti a più fattori. Certo, quando una libreria chiude non è solo e sempre colpa della città".

Il futuro è unire la vendita dei libri a quella del cibo?

"No. E lo dico anche come gestore di una pizzeria dove lavorano ragazzi diversamente abili. Per me le due cose non sono compatibili. Non si può pensare di fare un ristorante, mettere qualche scaffale con dei libri  e pensare che quella sia una libreria. Chi vende libri ha bisogno di un manager culturale, di qualcuno che li conosca. Sono oggetti che non si vendono solo perché vengono esposti, altrimenti tutti i librai sarebbero ricchi. Io credo che questi ibridi, le risto-pizzerie, siano uno strumento per aprire un ristorante in un luogo che era deputato unicamente alla lettura. Ma secondo me non c'entra proprio niente mescolare le due cose. La gente che va a mangiare forse comprerà qualche libro, sì, ma le librerie sono altra cosa".

233 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views