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Perché il governo Meloni ha deciso che la sanità in Campania resterà commissariata

Due criteri non rispettati su 20 lasciano la Campania ancora commissariata (e con meno fondi) sul fronte sanità. De Luca infuriato: “Atto di delinquenza politica”
A cura di Cir. Pel.
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La gestione della sanità (ospedali, asl eccetera) in Italia è principalmente in capo alle Regioni che hanno competenze rilevanti su finanziamento, organizzazione, nomine ed erogazione dei servizi. In Campania il comparto è da anni ormai in sofferenza ed ha subìto numerosi commissariamenti dello Stato centrale, allo scopo di rivedere i conti e ripianare le pesantissime perdite. Ora, la Regione Campania guidata da un decennio (e per altri pochi mesi) da Vincenzo De Luca con una maggioranza di centrosinistra, sperava di poter smarcare da questo controllo ministeriale il comparto.

Ma non sarà così. La batosta è arrivata ieri: mentre il Mef, ovvero il ministero dell'Economia, ha riconosciuto una serie di progressi sul fronte dei conti, il ministero della Salute – il cui parere è vincolante – ha bloccato ogni speranze. Su venti parametri presi in esame, 2 sono risultati non raggiunti. Quindi il dicastero del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni ha fatto sapere che la Campania non è fuori dal «piano di rientro». Quindi proseguirà quello che a Roma definiscono «affiancamento» e che tra Napoli e Salerno, più brutalmente, è definito «commissariamento».

Quali sono i criteri non rispettati dalla sanità in Campania

Dov'è la difficoltà campana secondo il ministero della Salute? Su due fattori. Il primo è la scarsità di posti letto nelle Rsa, le residenze sanitarie assistenzali, strutture principalmente rivolte ad anziani non autosufficienti o comunque a persone adulte con patologie croniche. Il secondo criterio su cui non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati è riguarda gli screening oncologici, prodotti in misura insufficiente, rileva il ministero.

Come risponde la Regione Campania? Sulle Rsa che «l'attuale capacità di posti letto soddisfa in pieno il fabbisogno regionale dal momento che le Rsa in Campania sono occupate in misura ampiamente inferiore rispetto ai posti in dotazione». Sugli screening oncologici, che altre regioni italiane avrebbero la stessa situazione ma a loro «il ministero non avrebbe riservato uguale trattamento».

Cosa comporta questo stato di cose? Anzitutto che dovendo sottostare al Piano di rientro sanitario, dice Vincenzo De Luca «percepiamo almeno 200 milioni di euro in meno ogni anno dal Fondo di riparto nazionale». Qualche giorno fa aveva attaccato: «Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Toscana, chiudono in passivo ma per loro non sono previsti piani di rientro». Nelle scorse ore, preventivando questa risposta arrivata ieri, il presidente della Regione aveva annunciato querele, ricorsi al Tar e richieste di danno erariale.

Lo scontro su Maria Rosaria Campitiello, moglie del viceministro Fdi Edmondo Cirielli

Poi lo scontro si era spostato sul fronte politico:  «Il ministero della Salute è diventato ormai una bottega di famiglia» aveva accusato De Luca, indicando Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento prevenzione, ricerca ed emergenza sanitaria del ministero delle Salute, oltre che moglie dell'esponente di Fratelli d'Italia, viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, un papabile alla candidatura in Regione Campania. Cirielli come replica ha querelato il governatore.

De Luca: "Ho il sangue agli occhi, atto di delinquenza politica"

Il dies irae di Vincenzo De Luca è destinato a durare ben più di ventiquattr'ore. Il presidente della Regione Campania ha intenzione di attaccare su questo fronte ogni qual volta si troverà con un microfono sotto il naso. «Sono indignato, ho il sangue agli occhi. È una vergogna, un atto irresponsabile, di vera e propria delinquenza politica, privo di qualsiasi motivazione ma me l'aspettavo. A Roma ci siamo trovati davanti a un muro di gomma».

Il presidente della Regione ha quindi annunciato «un ricorso amministrativo». «Questa volta dovrò presentare anche una denuncia per concussione nei confronti dei funzionari che hanno assunto questa decisione». Dal ministero della Salute retto da Orazio Schillaci arriva stavolta la replica: «Prosegue l'affiancamento per l'uscita della Campania dal piano di rientro, permangono indicatori non rispettati.  Qualsiasi narrazione di ‘delinquenza politica' – rileva il ministero – risulta priva di fondamento, e appare lesiva del lavoro tecnico congiunto portato avanti da Regione, Mef e ministero della Salute».

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