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Covid 19

Perché la Campania resta ancora in zona rossa Covid-19 anche se i contagi scendono: le proiezioni

Perché la Campania resta in zona rossa nonostante le proiezioni dicano che i contagi scenderanno e l’Rt sensibilmente più basso? Il motivo è chiaro: le terapie intensive ospedaliere e i reparti Covid-19 devono svuotarsi il più possibile prima di riaprire e quindi “aumentare” nuovamente il rischio.
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La Campania ha dati da zona arancione ma resta zona rossa Covid-19 almeno fino alla prima settimana del mese di aprile. Secondo i dati del monitoraggio Iss-Ministero della Salute suo indice di contagio Rt è passato da 1,65 (range 1,59-1,72) a 1.05 (range 1-1,09). La proiezione di Agenas sugli infetti, cioè la stima dell’andamento del numero di contagi a 7 giorni, fa intravedere finalmente la curva che inizia a piegarsi e scendere. Dunque, presupponendo un R*(t) costante  e fatte salve tutte le incertezze in materia, potremmo vedere la luce a inizio aprile entrando in zona arancione. 

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Un miglioramento netto nel corso dell'ultima settimana anche per quel che riguarda l'incidenza, ovvero il rapporto fra tamponi effettuati e positivi riscontrati,  che tuttavia non porterà alla zona arancione per un motivo molti semplice: i dati dovranno mantenersi positivi anche per la prossima settimana.

Lo spiega chiaramente l'Istituto superiore di Sanità nel suo report:

I dati di incidenza, trasmissibilità e il forte sovraccarico dei servizi ospedalieri richiedono di mantenere rigorose misure di mitigazione nazionali, accompagnati da puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione.

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È proprio l'occupazione degli ospedali la prima preoccupazione: al momento Agenas, l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali segnala che la Campania è entrata al livello di guardia per l'occupazione delle terapie intensive. Con l'incremento dei contagi gli ospedali si sono piano piano saturati e siccome la degenza media non è certo di 5-6 giorni ma in alcuni casi può raggiungere e superare i 20 giorni, ecco che le terapie intensive e sub-intensive si affollano e le strutture vanno in sofferenza. Per questo occorre far sì che i dati siano tali da rendere "sicure" nuove aperture e nel frattempo proseguire a spron battuto con la campagna vaccinale.

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La classificazione complessiva di rischio è diventata «bassa ad alta probabilità di progressione». La Campania ha una altissima densità abitativa che in termini epidemiologici significa una cosa molto chiara: se ritornano i focolai o ri-aumenta il numero di casi al giorno, ripiombiamo nell'incubo.

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