1.094 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Antonio Morione, ucciso da rapinatori a Boscoreale

Per Antonio, ucciso dai rapinatori, applausi e rabbia: “Giustizia”. Canzone di Ramazzotti al passaggio del feretro

Lacrime e rabbia al passaggio del feretro di Antonio Morione, il commerciante ucciso il 23 dicembre nella sua pescheria a Boscoreale perché si era opposto a chi lo voleva derubare dell’incasso di un giorno di lavoro.
A cura di Redazione Napoli
1.094 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

C'è una bella e struggente canzone di Eros Ramazzotti che parte da un altoparlante quando il feretro di Antonio Morione, 41 anni, titolare di una pescheria, ucciso dai rapinatori a Boscoreale, nel tentativo di non farsi derubare l'incasso di un giorno di lavoro. La canzone si chiama "Sta passando novembre", anche se molti la conoscono come "È per te". È un commiato carico di dolore sì, ma anche di rabbia per una vita spezzata dalla cieca violenza. Molta gente al passaggio del feretro salutano altri stringono il pugno altri ancora invocano quel qualcosa di cui si sente sempre più necessità in giorni simili: «Giustizia, giustizia per Antonio!». Gli rapinatori, assassino e complici – probabilmente almeno tre persone – non sono ancora stati assicurati alle patrie galere anche se, spiegano gli inquirenti, la caccia e continua e non si ferma.

I funerali di "Antonio cient lire", come veniva chiamato dai clienti, si svolgeranno alle 16.30 in chiesa, nella vicina Torre Annunziata, città natale del pescivendolo, padre di due figli, assassinato la sera dell'antivigilia di Natale. Ad officiare al rito funebre  l'arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia, insieme a don Pasquale Paduano. Come annunciato nei giorni scorsi dal sindaco torrese Vincenzo Ascione, oggi in occasione delle esequie del quarantunenne è stato proclamato il lutto cittadino.

È Daniela Lourdes Falanga, torrese, operatrice del Consultorio InConTra e referente di Arci Gay che sintetizza con tristezza l'atmosfera di queste ore.

Al coro di “Giustizia per Antonio” i cittadini salutano un grande lavoratore, una buonissima persona, un padre esemplare. Ma, attenzione: gridando ‘giustizia', incardiniamone il senso dentro di noi, alimentiamo il senso del dovere civico, salviamo i nostri figli.   […] Non bisogna essere un boss o appartenere ad un clan per essere un malavitoso. È nella cultura che si sviluppa anche il male. Rieduchiamoci ad un senso unitario di diritto e democrazia e liberiamoci. Questo è il più grande saluto che Antonio possa avere. Altrimenti la pena, giustissima, resterà fine a se stessa, esattamente come il dolore e il nostro grido.

1.094 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views