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Omicidio Della Corte, la Cassazione annulla condanna per gli assassini, processo da rifare

La Cassazione ha annullato le sentenze di condanna per i tre ragazzi, all’epoca dei fatti minorenni, responsabili dell’aggressione e della successiva morte di Francesco Della Corte, il vigilante di 51 anni aggredito all’esterno della metropolitana di Piscinola. I tre erano stati condannati in primo e in secondo grado a 16 anni e 6 mesi per omicidio volontario e tentata rapina.
A cura di Nico Falco
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La Corte di Cassazione ha annullato le sentenze già emesse e ha disposto un nuovo processo per i tre giovanissimi responsabili della morte di Francesco Della Corte, il vigilante aggredito brutalmente a Napoli il 3 marzo 2018 a colpi di spranga e deceduto il 16 marzo successivo, dopo due settimane di ricovero in ospedale in gravissime condizioni. I tre ragazzi, all'epoca minorenni, erano stati condannati in primo e in secondo grado a 16 anni e 6 mesi di reclusione, ma ora la Cassazione ha deciso che il processo è da rifare.

Luigi Carrozza, Kevin Ardis e Ciro Urgillo (difesi rispettivamente dagli avvocati Covelli, Musella e dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Nicola Pomponio) aggredirono il 51enne all'uscita della metropolitana di Piscinola, nella periferia nord di Napoli. Lo picchiarono in gruppo e lo colpirono alla testa usando anche una spranga e un bastone, per rubargli la pistola. Franco Della Corte morì dopo due settimane in agonia in ospedale, il 16 marzo, nello stesso giorno in cui le forze dell'ordine arrestarono i tre responsabili.

Per i ragazzi il pm aveva chiesto 18 anni di reclusione, ma il Tribunale dei Minori li aveva condannati a 16 anni e 6 mesi, con sentenza emessa nel gennaio 2019, per omicidio volontario e tentata rapina; nel settembre successivo l'Appello aveva confermato la pena. Ora la Corte di Cassazione ha annullato i due gradi del processo, decretando che il giudizio è da rifare. I giudici potrebbero avere indicato una rivalutazione sulla pena non trovando esaurienti le motivazioni per cui sono state escluse le attenuanti generiche o relativamente all'aggravante della crudeltà.

La vicenda, oltre a suscitare un forte sdegno non solo a Napoli, portò a polemiche quando venne fuori che a uno dei ragazzi arrestati, nell'ambito del programma di recupero, erano stati concessi dei permessi per festeggiare i 18 anni e per partecipare a un provino con una squadra di calcio. Ieri, poche ore prima della decisione della Cassazione, la figlia Marta ha ricordato il padre con un post su Facebook, parlando anche dei momenti subito successivi alla tragica notizia dell'omicidio.

"Erano passati pochi giorni quando incontrammo coloro che hanno poi messo in moto la macchina della giustizia, la polizia – scrive Marta sul suo profilo social – ricordo che ci raccontarono come furono difficili per loro le indagini, come si sforzarono per ricostruire i tuoi passi quella sera per cercare qualcosa che potesse spiegare un'azione tanto vile e crudele, ma niente… se non la crudeltà e la stupidità umana, anzi mi ricordo ci dissero che eri tranquillo che qualche ora prima ti eri fermato in un bar per comprare delle patatine. Un gesto insignificante per molti, non per me. Il giorno prima batibeccammo perché tu volevi mangiarle a casa ed io volevo che seguissi la dieta, ‘seriamente questa volta' ci dicemmo. Per me fu come se una lama mi stesse trafiggendo il cuore, mi chiesi chissà se me l'avrebbe detto tornato a casa che alla fine ha ceduto. Ti hanno portato via da noi senza motivo e continuerò a parlare di te finché avrò voce perché tutti possano conoscere la bella persona che eri. Non mi resta che questo mezzo per far sentire la mia e la nostra voce … #giustiziaperfranco !".

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