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Napoli: quando il pane, lo zucchero e il caffè si compravano con la tessera annonaria

A Napoli la tessera annonaria è rimasta un ricordo chiaro nelle menti dei “nonni”, che durante la guerra la usavano per comprare pane, caffè e zucchero.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Niente scorte, né libertà di scelta: la tessera annonaria è un ricordo vivido nelle generazioni di "nonni" italiani, che ricordano benissimo (e loro malgrado) il momento in cui iniziarono a conoscerla: nel 1940, con l'entrata in guerra dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale. E anche a Napoli quel ricordo è rimasto più vivido che mai. Tantissime le "tessere" scampate alla distruzione e che oggi molti nonni tramandano ancora oggi come cimelio.

Un ricordo della Napoli che fu, quando per comprare pane, caffè, zucchero o carne c'era bisogno appunto della tessera annonaria. Una tessera che dava "accesso" a beni di prima necessità, che si era resa necessaria per il governo fascista guidato da Benito Mussolini per razionarli e cercare così di mantenere da una parte l'ordine pubblico, dall'altra le scorte per l'esercito e per i civili in vista delle ristrettezze dovute alla guerra.

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Come funzionava la tessera annonaria

La tessera annonaria divenne, in breve, "la tessera". Verde per i bambini fino a 8 anni, azzurra dai 9 ai 18, grigia per gli adulti: con questa, si andavano a ritirare beni di prima necessità come il pane, ma anche il caffè e lo zucchero. Inizialmente, i sacrifici furono sopportabili. Poi le razioni diminuirono gradualmente, e molti beni divennero razionati col contagocce, e non solo metaforicamente. Il latte, ad esempio, veniva dato solo per i bambini, e  dietro ricetta medica.

Venivano annunciate, sui manifesti e sui giornali, le date di prenotazione e ritiro dei generi alimentari. Quindi, si andava dal negoziante con la tessera annonaria, che staccava la cedola di prenotazione firmandola e fornendo le date di ritiro effettivo dei beni. Inizialmente, era valida solo per i generi alimentari, ma poi iniziò ad essere usata anche per il vestiario. E nel mezzo, fioriva il "mercato nero", con i contrabbandieri che rivendevano merce (spesso rubata) a prezzi enormemente maggiorati, con la gente che tuttavia vi si rivolgeva per "arginare" i limiti imposti dal governo fascista.

L'Annona: da esigenza cittadina a dea italica

Il nome di Annona, da cui deriva l'aggettiva di Annonaria, affonda le sue radici nell'antichità. L'Annona era, letteralmente il raccolto annuale, da cui prende il nome. Con le città sempre più grandi ed il bisogno di cibo (soprattutto frumento) che diventava sempre più grande e ingestibile con il semplice contado, nacque il bisogno di immagazzinare il raccolto annuale e venderlo così alla popolazione, conservandone anche per periodi di carestia, guerra, e via dicendo. Fu così che l'Annona divenne, oltre che una sorta di "grande magazzino" degli stati dell'antichità, anche una dea: la dea Annona italica, che poi i Romani chiamarono Cerere accomunandola alla dea dei raccolti di grano.

L'Annonaria nelle carestie e nei tempi di guerra

Con il passare del tempo, l'Annona (talvolta utilizzata anche come calmiere dei prezzi del grano) perse la sua funzione principale, anche grazie allo sviluppo dei trasporti, all'industrializzazione, alle politiche economiche e via dicendo. E tuttavia, anche in tempi recenti, si è ricorsi ad essa in situazioni d'emergenza come carestie improvvise e, soprattutto, in caso di guerra. L'Annona infatti (che all'estero ha nomi diversi) permette anche negli stati moderni di poter "razionare" in caso di necessità, il grano (o il pane, o anche i metalli, qualunque cosa si voglia distribuire secondo propri principi).

Si tratta di un fenomeno principalmente (ma non esclusivamente) quelli totalitari e tendenti all'autarchia, ovvero a ridurre al minimo le importazioni dall'estero e "premiare" i prodotti interni. Tuttavia, nessun paese al mondo è in grado di mantenere un regime economico che si basi unicamente su quanto produce esso stesso: e questo fa sì che entri in gioco quella che in Italia si chiama "tessera annonaria", che dà diritto a una razione (quasi sempre ridotta) di una determinata merce, in modo che riduca fortemente la domanda interna che obblighi il paese a importarla dall'estero. In tempi di guerra, questo si applica soprattutto alle derrate alimentari e alle risorse energetiche.

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