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Napoli, uccise il pitbull Rocky durante un arresto: inizia il processo al poliziotto

Via al processo per il poliziotto che sparò e uccise un pitbull durante un arresto a Napoli il 12 luglio del 2019. La Lega Nazionale per la Difesa del Cane è stata ammessa come parte civile al procedimento. “Faremo tutto il necessario per assicurarci che questa persona paghi per quello che ha fatto”, ha spiegato la presidentessa Piera Rosati.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Inizia il processo al poliziotto che sparò e uccise il pitbull Rocky durante un arresto a Napoli nel luglio 2019. Rinviato a giudizio l'agente che sparò contro il cane: nella prima udienza tenutasi al Tribunale di Napoli, presente anche la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, che si è costituita parte civile. Prossima udienza il prossimo 11 maggio, sempre nelle aule del tribunale partenopeo. "Faremo tutto ciò che è necessario per assicurarci che questa persona paghi per quello che ha fatto", ha spiegato la presidentessa dell'associazione, Piera Rosati.

"Ancora oggi", ha spiegato la Rosati, "mi chiedo perché sparare una seconda volta per uccidere il povero Rocky". La vicenda, che fu ripresa anche da alcuni residenti affacciati ai balconi delle proprie abitazioni con i loro cellulari, suscitò la rabbia delle associazioni animaliste e di molti cittadini. Ma altri hanno difeso invece il poliziotto, sostenendo che fu costretto a sparare perché in pericolo, con il cane che sarebbe stato "aizzato" dal proprietario, che in quel momento gli agenti stavano arrestando. Una situazione ingarbugliata sulla quale la magistratura è chiamata a fare chiarezza.

Il tutto avvenne il 12 luglio 2019 su via Cesare Rosaroll, in pieno Centro Storico di Napoli. Gli agenti di polizia stavano eseguendo un controllo su un uomo, che era agli arresti domiciliari, quando la situazione degenerò: non è chiaro se il cane fosse stato "aizzato" dall'uomo oppure se reagì istintivamente vedendo il padrone in pericolo. Quello che seguì poco dopo è stato invece immortalato dalle immagini: uno dei poliziotti aprì il fuoco uccidendo il cane e suscitando la reazione indignata di associazioni e cittadini. I referti medici confermarono poi la versione dei poliziotti, che fin da subito avevano sostenuto l'aggressione da parte del cane ed il morso che aveva ricevuto uno di loro: ma non bastò a placare le polemiche.

"Una volta esploso il primo colpo e ferito il cane, perché mai sparare la seconda volta per ucciderlo?", ha ribadito Piera Rosati, presidentessa della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, "La violenza sugli animali diventa particolarmente inaccettabile quando viene commessa da persone in divisa e con una pistola d'ordinanza. Si tratta di persone che dovrebbero tutelare la vita di tutti e, soprattutto, dovrebbero essere i primi a rispettare le leggi. Mentre questo agente ha mostrato una completa indifferenza per la vita del povero Rocky, ucciso senza motivo", ha aggiunto la Rosati.

Già nello scorso luglio 2020, quando fu deciso il rinvio a giudizio per l'agente, i sindacati di polizia insorsero: "Fermo restando l’amore ed il rispetto che abbiamo per i nostri amici a 4 zampe, la necessità di uccidere l'animale fu motivata dall'esigenza del momento ed è condivisibile, poiché la tutela di un essere umano, di un cittadino o, come in questo caso, di un operatore di Polizia, si chiama legittima difesa", spiegò Roberto Massimo, Segretario Generale del sindacato USIP-UIL di Napoli. L'11 maggio la prossima udienza del processo.

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