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A Napoli c’è un piccolo museo che racconta tre secoli di città: è la Collezione Bonelli

L’unica raccolta al mondo, dedicata a una singola città, con più di venti aree tematiche: è questo il “museo di Napoli” di Gaetano Bonelli, dove oggetti e cimeli raccontano più di tre secoli di storia e cultura partenopea. La fondazione “Casa dello scugnizzo”, nel rione Materdei del capoluogo, ospita in modo permanente questo verace e affascinante viaggio nel passato.
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Venti aree tematiche, migliaia di reperti, un solo tema: Napoli. La collezione di Gaetano Bonelli è la più grande raccolta al mondo dedicata a una singola città, frutto di un lavoro che va avanti da quasi quattro decenni. Questo “super museo” partenopeo è ospitato nelle sale della fondazione “Casa dello scugnizzo”, in piazzetta San Gennaro, nel rione Materdei.

Giornalista e cultore di storia patria, Bonelli – oltre a quello su Napoli – dirige anche la Casa Museo Enrico Caruso, nel quartiere San Carlo all’Arena. L’amore per la sua città è il motore di queste iniziative: «È iniziata che avevo 12 anni. A febbraio ne compirò 50», dice mentre ci fa da Cicerone. Urbanistica e trasporti, politica, gastronomia, arredo per la casa: nella sua raccolta non manca davvero nulla. Visitare il “museo di Napoli” vuol dire fare un viaggio nel passato di questa terra, scoprirne scenari e particolari nascosti, conoscerne a fondo la storia. «Reperti alla mano – spiega Bonelli – riusciamo a raccontare 3 secoli di vissuto cittadino».

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Tra le varie aree, quelle dedicate alla fotografia e all’emigrazione hanno un particolare carico emotivo. Ci sono i biglietti di chi partiva per l’estero in cerca di fortuna, quelli dei nostalgici che ritornavano, scatti unici di famiglie e gente dell’epoca. La sezione politica offre una lettera, scritta l’8 settembre 1860, che racconta l’ingresso di Garibaldi a Napoli, avvenuto il giorno prima; si possono leggere anche alcuni dei pizzini dei suoi seguaci. C’è spazio pure per la gastronomia: in una teca è conservata una delle prime forchette con 4 denti, voluta dal re Ferdinando IV di Borbone per mangiare con facilità spaghetti e pizza. Tutto ciò è solo un assaggio di quello che custodisce il museo di Bonelli, nato per condividere queste ricchezze con la popolazione: «Volevo che questo tesoro non fosse più soltanto mio – dice – ma di ogni napoletano».

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Nel corso degli anni, le amministrazioni comunali non hanno avuto alcuna considerazione di questo posto. Il suo “museo di Napoli”, Bonelli lo manda avanti da sé: «In passato ho ricevuto tante promesse, tutte vuote – racconta amaro – spero che, con il nuovo sindaco, le cose cambieranno». Gli spazi, ridotti, consentono di esporre solo il 10% di tutta la collezione. In un ambiente più grande, vedrebbero la luce anche tutti i reperti ancora conservati nei faldoni. In più, le istituzioni non riconoscono (ancora) quello di Gaetano come un museo. Lui non si scoraggia: «Ho dato tutto me stesso e continuo a farlo – conclude – La memoria ha un’importanza: ci ricorda da dove veniamo, chi siamo stati e dove possiamo andare».

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