84 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Morto dopo trasfusione di sangue infetto: risarcimento da un milione di euro alla famiglia

L’uomo era stato ricoverato per una frattura al CTO di Napoli; secondo l’accusa venne usata una sacca di sangue infetto dal virus dell’Epatite C.
A cura di Nico Falco
84 CONDIVISIONI
Immagine

Il ministero della Salute dovrà risarcire, con oltre un milione di euro, la famiglia di D. L., deceduto nel giugno 2015 dopo aver contratto l'epatite C che lo aveva portato a sviluppare una cirrosi: secondo i giudici la malattia era stata la conseguenza di una trasfusione di sangue infetto effettuata nel 1985, quando l'uomo aveva 47 anni. La sentenza è stata pronunciata dalla sezione distaccata di Casoria del Tribunale di Napoli.

Nel dettaglio, il Ministero è stato condannato al pagamento di oltre 171mila euro alla moglie dell'uomo (che all'epoca del decesso aveva 77 anni) e ai quattro figli (che avevano nel 2018 età comprese tra i 43 e i 51 anni), oltre ad altri 195mila euro come danno biologico terminale e danno catastrofale. In totale il risarcimento supera il milione di euro e alla somma vanno aggiunte le spese di interesse e quelle delle competenze professionali dell'avvocato che ha seguito la vicenda (il legale Piervittorio Tione) e del consulente tecnico d'ufficio.

D. L., residente a Mugnano di Napoli, era stato ricoverato nel 1985 per una frattura al femore e sottoposto ad una trasfusione presso l'ospedale CTO di Napoli; il tribunale ha accolto la tesi sostenuta dai familiari, ovvero che quel sangue fosse infettato dal virus dell'epatite C. L'uomo aveva scoperto di avere contratto la malattia infettiva nel 2000 ed era morto 15 anni dopo per complicanze legate alla cirrosi epatica.

Ha spiegato l'avvocato Tione:

il caso degli eredi di D.L. è particolare, in quanto gli stessi sono riusciti a dimostrare che è esistito il nesso-collegamento tra la trasfusione di sangue subita nel 1985, l'insorgenza e la diagnosi dell'epatite, l'evoluzione in cirrosi e il decesso; a far condannare il Ministero della Salute per omissione di controllo sul sangue; a far condannare il Dicastero al risarcimento dei danni (fisici e morali) che spettavano a D.L.; a far condannare il Ministero al pagamento dei danni proprio per la perdita della relazione affettiva-familiare.

Ora, vinta la causa, che di certo non restituirà il proprio caro alla famiglia, ma che ancora una volta sancisce la responsabilità grave ed esclusiva dello Stato per le tante morti da sangue infetto, viene il compito più arduo: spingere il Ministero a pagare quanto meritatamente ottenuto davanti ad un tribunale in tempi relativamente brevi.

84 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views