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Morte Mario Paciolla, aperta indagine contro alcuni poliziotti: “Rischio indagini alterate”

Rimane alta la pressione italiana sul governo colombiano affinché si faccia luce sulla morte violenta di Mario Paciolla, un dipendente Onu napoletano trovato morto in circostanze misteriose nel suo appartamento. La Procura generale ha ordinato in Colombia l’apertura di una inchiesta sui membri della polizia criminale colombiana (Sijin) che permisero, all’indomani della morte di Mario Paciolla, dipendente dell’Onu a San Vicente del Caguán, ad una unità dell’Onu di prelevare tutti i suoi effetti personali con il rischio di alterare le indagini.
A cura di Giorgio Scura
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Mario Paciolla
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Rimane massima l'attenzione sulla morte di Mario Paciolla, il dipendente Onu trovato morto in Colombia in circostanze misteriose. La Procura generale della Nazione ha ordinato in Colombia l'apertura di una inchiesta sui membri della polizia criminale colombiana (Sijin) che permisero, all'indomani della morte di Mario Paciolla, dipendente dell'Onu a San Vicente del Caguán, ad una unità dell'Onu di prelevare tutti i suoi effetti personali con il rischio di alterare le indagini.

In un nuovo articolo per El Espectador, Claudia Julieta Duque, giornalista amica di Paciolla, precisa che il reato prefigurato nei confronti degli agenti della Sijin è di "ostruzione della giustizia", perché con il loro comportamento non è stato protetto l'appartamento del cooperante italiano che avrebbe potuto dare le risposte al dilemma sulle cause della morte.

Dall'inventario dei beni inviato alla famiglia di Paciolla in Italia, dall'appartamento furono prelevati, fra l'altro, oltre otto milioni di pesos (1.820 euro), carte di credito, passaporti, una macchina fotografica, materiale informatico, varie agende, ricevute e numerose fotografie.

La giornalista di El Espectador segnala poi che all'autopsia del cadavere di Paciolla partecipò anche il capo della Missione medica locale dell'Onu, Jaime Hernán Pedraza Liévano, nonostante non fosse un anatomopatologo.

Intanto l'avvocato della famiglia di Paciolla, Germán Romero, ha spiegato che "i particolari delle indagini" che eventualmente la Procura dovesse comunicargli saranno portati immediatamente a conoscenza del padre e della madre in Italia. Gli elementi più attesi, ovviamente, riguardano i risultati dell'autopsia, perché si spera che possano chiarire una volta per tutte le cause della morte, in un primo momento attribuite dalla polizia di Caquetá "ad un apparente suicidio", una versione tutta da confermare.

Il legale colombiano ha ricordato che la legge locale definisce "morte violenta" i casi come quello del 33enne napoletano, dato che potrebbe trattarsi di suicidio, di istigazione al suicidio o di omicidio, un dilemma che la Procura è stata chiamata a sciogliere.

Purtroppo, ha ancora detto Romero, le cause delle morti violente vengono solitamente risolte dopo molto tempo, dato che le autorità giudiziarie debbono valutare a fondo tutte le ipotesi e stabilire con certezza l'accaduto.

Quello che è accaduto a Mario Paciolla "non può lasciare indifferenti: è morto in Colombia mentre contribuiva attivamente, tramite il suo lavoro per l'Onu, al processo di pace in corso. Il minimo, ora, è lavorare senza sosta per avere verità e giustizia. L'ho promesso alla sua famiglia e farò tutto quanto in mio potere". Lo dice, a proposito della morte in Colombia del cooperante italiano, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

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