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Camorra, minacce a un imprenditore: 6 arresti per estorsione a San Giovanni a Teduccio

Minacce e violenza contro un imprenditore napoletano trasferitosi a Varese e suoi familiari per avere del denaro. Scattano le manette per 6 persone a San Giovanni a Teduccio, quartiere nell’area orientale di Napoli. Colpita una costola del clan Mazzarella. Contestata estorsione aggravata da modalità mafiose.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Minacce e violenza contro un imprenditore napoletano trasferitosi a Varese e suoi familiari per avere del denaro. Scattano le manette per 6 persone a San Giovanni a Teduccio, quartiere nell’area orientale di Napoli. Colpita una costola del clan Mazzarella. L’operazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei di Napoli è partita questa mattina. I militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di sei soggetti – due già detenuti per altra causa e quattro, tra cui una donna, liberi – emesso dalla Sezione G.I.P. presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Minacce e violenza per avere soldi

La vicenda che ha portato all’emissione del provvedimento cautelare trae origine dalla denuncia sporta nel mese di ottobre 2017 da un imprenditore di origine napoletane, già titolare di attività commerciale, trasferitosi in provincia di Varese. Le attività investigative, coordinate dalla DDA, hanno permesso di contestare agli indagati il reato di estorsione, aggravato dalle modalità mafiose.

Tra le persone sottoposte ad indagini figurano Salvatore D’Amico, alias O’ Pirata, noto esponente dell’omonima famiglia malavitosa, operante nel quartiere San Giovanni a Teduccio del Comune di Napoli, articolazione del più importante clan Mazzarella, nonché Massimiliano Baldassarre, alias O’ Serpente, soggetto ritenuto legato a contesti di camorra del Comune di Sant’Anastasia.

La vittima, secondo gli investigatori, nel 2017, a causa di difficoltà finanziarie si era rivolto ad un suo ex cognato, per avere un prestito in denaro di 4.700 euro, con la promessa di restituire l’intero capitale ed in più mille euro di interessi. L’imprenditore poi aveva chiesto al fratello di occuparsi di restituire i soldi. Quest’ultimo però al momento di pagare fu tratto in inganno e invece di consegnare il denaro a chi aveva fatto il prestito, cioè Massimiliano Baldassarre, lo consegnò a Salvatore D’Amico, fino all’ammontare di 3.900 euro. Per farsi consegnare il denaro Salvatore D’Amico, secondo quanto ricostruito, minacciò il fratello dell’imprenditore intimandogli anche che se non avesse consegnato la somma di denaro richiesta, avrebbe portato via tutte le automobili dei suoi parenti a Napoli. I soggetti, a questo punto, usavano violenza e minacce al fine di rientrare in possesso del prestito in precedenza concesso, oltre la somma ulteriori mille euro da corrispondere a titolo di interesse.

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