Maranta (Campania Popolare): “Qui i soldi della sanità vanno ai privati. Reddito di cittadinanza? Fummo i primi. E si può rifare”

Franco Maranta ha una lunga storia di militanza e politica alle spalle. Ferroviere in pensione, ex consigliere regionale, è da molti anni il Portavoce del Forum Diritti e Salute. Ed è candidato consigliere di Campania Popolare alle prossime elezioni regionali in Campania.
Maranta lei si trova in una competizione elettorale dopo molti anni dall'ultima volta che il suo nome era in una lista. Com'è cambiata la campagna elettorale?
«È cambiata molto. Io sono da vent'anni portavoce del "Forum Diritti e Salute", chi avrebbe mai pensato di doversi ricandidare? Però devo dire, quando facciamo eventi pubblici ho la netta sensazione che ci portiamo dietro la nostra storia. Vede, io mi sono occupato di ambiente, bonifiche dai veleni che infestano questa terra, dello smantellamento della sanità pubblica, di Gaza e di tutti i popoli oppressi. E quando parli di queste cose la gente ti ascolta. Ma lo fa perché ti ha già conosciuto in un percorso, nelle manifestazioni, perché non "cali dall'alto". Mi chiedo, però, ma gli altri , le altre liste, dove la fanno questa campagna elettorale? Perché non li vedo nelle strade né nelle piazze. Evidentemente la fanno altrove: nei palazzi e nelle cene fra lobby di potere».
Lei è considerato il "papà del Reddito di cittadinanza" in Campania, non quello degli ultimi anni, ma quello del 2003.
«Esatto, pochi ricordano che il Reddito di cittadinanza in Campania fummo i primi a sperimentarlo nel 2003, con Bassolino presidente. Fummo la prima regione d'Italia. Il meccanismo andava sicuramente rivisto, ma la volontà politica ci fu. E si può rifare! La legge regionale esiste ancora: basta metterci i soldi. All’epoca entrai pure in polemica col segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti…».
E perché?
«Lui diceva: "Maranta, senza prestazione lavorativa non c’è reddito!". E invece avevamo ragione noi».
Voi siete sempre stati contro il termovalorizzatore dei rifiuti di Acerra. Centrodestra e centrosinistra non la pensano così.
«Guardi che mica ad Acerra eravamo contro la termovalorizzazione per partito preso. Noi ascoltammo ciò che ci disse Paul Connett, il professore di chimica promotore della strategia "Rifiuti Zero", fu lui a spiegarci, farci capire. E ancora oggi ribadisco i problemi di salute sul territorio che nessuno ha approfondito come si deve. La Terra dei Fuochi è ancora tale, ma a chi interessa? Noi non vogliamo il più grande termodistruttore italiano che ha caratteristiche arretrate».
Negli ultimi vent'anni lei ha fatto della sanità pubblica il suo argomento principale di attività politica. Il problema arriva da lontano, non è nato oggi, anche quando lei era consigliere c'era l'emergenza sanità in Campania
«Certo. Sul fronte sanità, centrosinistra e centrodestra sono due facce dello stesso problema. Abbiamo avuto dieci anni di Bassolino, cinque di centrodestra con Stefano Caldoro e altri dieci di Vincenzo De Luca: ma la parte più pesante l'ha fatta proprio De Luca. Quando lui dice "dobbiamo difendere ciò che abbiamo fatto", beh, non è vero: ha chiuso ospedali, ha tolto posti letto, ha tagliato medici dal 118, ha lasciato le liste d’attesa così come sono, ha promosso l'intramoenia in ospedale. Il sistema costringe la gente a non curarsi, ad affogare nelle liste d'attesa. Tutti i cittadini campani sanno come funziona: le analisi si possono prenotare solo nei primi giorni del mese, poi stop, perché è finito il budget. E i soldi della sanità vanno ai privati convenzionati. Questa è la verità. I Pronto Soccorso sono diventati lazzaretti. I medici del pubblico sono vessati e persino picchiati, mentre dovremmo riconoscere che sono quanto di meglio esiste nella professione, perché continuano a resistere in un inferno. Mi permetta una parentesi sulla salute mentale: le Uosm (Unità Operativa di Salute Mentale) sono state distrutte, è scomparsa l’intera rete costruita da Franco Basaglia e Sergio Piro».
Di questo passo come vede i prossimi cinque anni?
«L’obiettivo finale è portare la gente sulle assicurazioni, all'americana. Chi si ammala non è più un paziente: è un cliente. Anche rendere le malattie un profitto è diventato accettabile. Ma come si fa prevenzione se poi non si rimuovono i veleni dal mare, dai fiumi, dalle terre? Quella era la prima prevenzione: togliere le cause del cancro. E non è stato fatto. Noi vogliamo andare in aula per controllare, per impedire che la salute diventi merce sul mercato».