Luciano Spalletti: “Ho chiuso con il passato, ma Napoli e i napoletani non lo saranno mai”

Un fiume in piena Luciano Spalletti, ex allenatore del Napoli e oggi commissario tecnico della Nazionale, nel suo libro "Il paradiso esiste.. ma quanta fatica", scritto assieme a Giancarlo Dotto e pubblicato da Rizzoli. Diversi i capitali dedicati al suo biennio napoletano, con un occhio a parte sulla vittoria dello Scudetto 2022/2023 e al suo burrascoso rapporto con il patron Aurelio De Laurentiis. Ma su una cosa, Spalletti è più che mai sicuro: "Ho chiuso con il passato, ma Napoli e i napoletani non saranno mai il mio passato".
Una favola iniziata un po' per caso e che poi è diventata leggenda, abbinando il suo nome a quello del terzo scudetto azzurro: prima di lui soltanto Ottavio Bianchi (1987) ed Albertino Bigon (1990). "Ho scoperto in modo definitivo a Napoli che la gioia più bella è quella che sai dare agli altri", ha spiegato nel suo libro, aggiungendo: "Nessuno sa essere così felice, così innocentemente felice – non so se si può dire –, come sanno esserlo i napoletani. Vederli così mi ha riempito il cuore. Come quella volta in cui Gigi D’Alessio mi telefonò: «Devi venire sul palco del mio concerto in piazza Plebiscito, con il mio pubblico». Inizialmente ero restio, poi la sua insistenza mi convinse".
Un rapporto d'amore con Napoli che non si è mai spezzato, neppure quando il legame contrattuale si è interrotto all'indomani dello Scudetto.
Quando sono tornato al Maradona da commissario tecnico della Nazionale. Indimenticabile. Tutti i tifosi in piedi ad applaudirmi e a invocarmi. “Mister!” perché a Napoli non mi chiamano “Luciano” o “Spalletti”, mi chiamano tutti “Mister”, e io, mentre questo succedeva, me ne stavo nascosto in un angolino della tribuna a lacrimare dentro mentre mostravo il sorriso fuori. «Alzati, fatti vedere, vieni alla balaustra» mi gridavano. “E chi ha la forza di alzarsi…” mi dicevo tra me, piangendo e allo stesso tempo sorridendo, sopraffatto dall’emozione, mentre parlavo e inghiottivo le mie stesse lacrime. Tutta roba che mi è finita in gola senza passare dall’esterno.
Rapporto che ancora oggi è più forte che mai tra Spalletti e i napoletani.