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Frana a Casamicciola (Ischia)

Lo Stivale di fango: dissesti e abusi che riguardano tutta l’Italia

Dissesto idrogeologico, abusivismo edilizio, condoni: Ischia è veramente la punta dell’iceberg di questo enorme problema.
A cura di Redazione Napoli
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Cosa abbiamo imparato dalla tragedia del 26 novembre 2022 sull'isola di Ischia, la drammatica frana che ha causato morti e centinaia di sfollati? E cosa abbiamo imparato da analoghe tragedie precedenti? Ci sono tre questioni che si incontrano e si scontrano: l’abusivismo edilizio, l’incapacità e l’inerzia della politica nel proporre soluzioni, i cambiamenti climatici coi loro eventi sempre più estremi.

Secondo un dato emerso dal rapporto ISTAT Bes (benessere equo-sostenibile) del 2021: sul totale delle nuove costruzioni in Italia, il 13,1% è abusivo. Se abbiamo voluto far finta di non vedere gli “ecomostri” che hanno deturpato la bellezza del nostro paesaggio, non possiamo voltarci dall’altra parte davanti al rischio che corriamo di perdere altre vite umane.
Parliamo di 8 milioni di persone che vivono nelle zone ad alta pericolosità.

Lo Stato ha saputo solo condonare, convincendo le persone che questa fosse la strada più “giusta” per tutelare chi abitava nelle case abusive. E lasciando, nel tempo, espandere a macchia d’olio il fenomeno dell’abusivismo – perché tanto prima o poi spunterà la legge che mi permetterà di sanare l’abuso. Così facendo ha dato man forte alla criminalità organizzata che, con l’industria del mattone illegale, ha potuto alzare imperi di miliardi di euro.

I dati sull'abusivismo edilizio

L’elemento inquietante è la spaccatura tra Nord e Sud dove purtroppo la prima regione d’Italia per abusivismo è la Campania con il 42% di edifici illegali costruiti nel 2021 Quarantadue edifici su cento sono abusivi.

Ancora oggi, nonostante tutto quello che sta accadendo, con eventi atmosferici sempre più estremi, continuiamo a costruire dove non si potrebbe. Legambiente ha realizzato un dossier "Abbatti l’Abuso” per quantificare il numero delle case abusive comune per comune, sollecitando un deciso intervento della classe politica per procedere con le demolizioni degli edifici abusivi.

Naturalmente per avere questi dati ha chiesto a tutti i comuni italiani tramite posta certificata di censire le case abusive.

I comuni contattati sono stati 7.909. La risposta è arrivata solo dal 1.819 comuni. E anche qui naturalmente la maglia nera va al sud, dove in Calabria hanno risposto solo 15 comuni su 404 (il 3%).
Nella provincia autonoma di Bolzano il dato più virtuoso: ha risposto il 55% dei Comuni contattati. Al netto delle difficoltà oggettive di censire le case abusive, non è un caso che la poca trasparenza e l’aggiramento delle ordinanze di demolizione, si concentrino soprattutto in quelle regioni dove si registra la più alta percentuale di infiltrazione mafiosa nel ciclo del cemento.

Vediamo appunto come hanno invece risposto i comuni alle ordinanze di demolizione: in Italia sono state emesse, dal 2004 al 2020, 57.250 ordinanze. Ne sono state eseguite 18.838. Il 32,9%. Le regioni del Nord sono tutte quasi sopra il 40% con Veneto e Friuli Venezia Giulia che dichiarano di aver demolito più del 60% delle abitazioni abusive.

In fondo alla classifica ci sono la Puglia con appena il 4%, la Calabria con l’11%, Campania e Sicilia con il 19,6% e il 20,9%. Esattamente in quelle regioni dove si concentra il 43,4% degli illeciti nel ciclo del cemento (registrati nel 2019).

La stima dell’ISTAT è che nel decennio tra il 1962 e il 1971 in Italia siano state edificate ben 3 milioni e 350mila nuove unità abitative. La successiva crisi economica degli anni ‘80 ha dato un’ulteriore spinta all’abusivismo edilizio. E cosa ha fatto lo Stato? Invece di fermare con provvedimenti drastici l’abusivismo incontrollato, ha emesso leggi che di fatto hanno solo nascosto la polvere sotto al tappeto, cioè i condoni.

I condoni edilizi in Italia

In Italia abbiamo avuto tre provvedimenti di condono edilizio: quello del governo Craxi nel 1985 e le due di Berlusconi nel 1994 e nel 2005. Ogni volta sono state tutte presentate come provvedimenti straordinari, limitati nel tempo con efficacia solo retroattiva e con precisi vincoli. Nel senso che per essere condonabile l’edificio abusivo doveva stare dentro i vincoli stabiliti da queste leggi, che sono diventati via via più stringenti.

La prima legge Craxi aveva maglie più larghe, venne introdotta per risolvere il “problema” delle seconde case costruite abusivamente, perlopiù collocate nelle zone costiere. Parliamo di quasi 40 anni fa, quando l’attenzione era tutt’altro che rivolta all’ambiente e ai cambiamenti climatici. Quel condono avrebbe messo in regola molte abitazioni collocate in zone attualmente classificate ad alto rischio di dissesto idrogeologico.

Queste leggi che dovevano essere straordinarie, sono state ri-validate da decreti successivi introdotti per sanare le abitazioni magari colpite da altre calamità naturali (come terremoti o le varie alluvioni). Soprattutto, la lentissima burocrazia italiana, ha fatto sì che oggi centinaia di migliaia di richieste di condono risultassero inevase, ancora in attesa di verifica. E se gli edifici sono in attesa di essere condonati, non possono essere demoliti.

Legambiente, con il suo dossier “Abbatti l’abuso”, ha voluto portare sul tavolo delle istituzioni i dati delle conseguenze dei reiterati errori, chiedendo apertamente di riparare questo ingranaggio che si è praticamente inceppato da decenni. Anche perché il cambiamento climatico ci sta mettendo con le spalle al muro. Nel 2022 sono stati registrati sulla nostra Penisola 254 eventi meteorologici estremi, ben il 27% in più rispetto allo scorso anno.

Ischia è veramente la punta dell’iceberg di questo enorme problema: giusto per far capire il numero di case abusive sull’isola: parliamo di 27mila pratiche di condono sulle ultime tre leggi in un’isola di appena 60mila abitanti.

L’ex magistrato Aldo De Chiara, che per decenni si è occupato di queste vicende, ha spiegato la situazione di Ischia nello specifico:

L’isola è gravata da una serie di vincoli e tutte le costruzioni degli ultimi anni sono in gran parte fuori legge.
Entro i 500 metri dal mare c’è un vincolo di inedificabilità assoluta. Ci sono poi i vincoli idrogeologici. Molte delle costruzioni realizzate negli ultimi anni non sarebbero mai dovute esistere.

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