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Le tecniche di Cosa Nostra per vendicare l’onore del boss di camorra: sciolto nell’acido

Per uccidere Salvatore Esposito, detto Totoriello, il clan Polverino aveva usato le tecniche di Cosa Nostra, già utilizzate nella guerra contro i Bardellino.
A cura di Nico Falco
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Dieci anni di ricerche, ma il corpo di Salvatore Esposito non è stato mai trovato. Scomparso nel nulla. Letteralmente: l'uomo è stato ammazzato e il cadavere è stato sciolto nell'acido, con tecniche apprese dagli "specialisti" di Cosa Nostra. Una punizione atroce per non lasciare nemmeno alla famiglia le spoglie su cui piangere, decisa dal clan Licciardi di Secondigliano ed eseguita da affiliati ai Polverino-Simioli, costola dei Nuvoletta di Marano, perché Totoriello aveva avuto una relazione con la moglie di Giovanni Licciardi, figlio di Gennaro ‘a Scigna, che in quel periodo era detenuto.

La vicenda è stata ricostruita dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Napoli, che hanno intuito la fine di Esposito da una frase pronunciata durante una conversazione intercettata in un'altra indagine. In manette sono finiti Paolo Abbatiello, Gianfranco Leva e Raffaele Prota (già detenuto), rispettivamente di 57, 66 e 57 anni, ritenuti ai vertici del clan della Masseria Cardone. Quarto mandante dell'omicidio è stato individuato in Giuseppe Simioli, 57 anni,  collaboratore di giustizia; per lui non è stato disposto l'arresto ma sarà giudicato per omicidio.

Ucciso e sciolto nell'acido dalla camorra

L'omicidio risale al 27 settembre 2013. Giovanni Licciardi venne a sapere di quella relazione tramite una lettera anonima che gli fu spedita in carcere, non è chiaro se a mandarla fosse stato proprio Esposito. Abbatiello, Leva e Prota avrebbero quindi chiesto ai Polverino la disponibilità a commettere il delitto nel territorio sotto la loro influenza. Totoriello, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, fu attirato in trappola con la scusa di portarlo a trovare il marito di Maria Licciardi, sorella di Gennaro: deviarono il percorso e lo consegnarono ai killer.

L'omicidio avvenne nella zona delle cave di tufo di Chiaiano. Lì l'uomo venne ucciso a colpi di pistola e poi il corpo immerso in un bidone di acido che veniva tenuto a temperatura con un fornelletto. Gli esecutori sarebbero stati Carlo Nappi, Crescenzo Polverino, Giuseppe Ruggiero e Alessandro De Luca, tutti già in carcere ma per un altro omicidio.

Nappi, in particolare, è sotto processo per una vicenda analoga: è ritenuto dagli inquirenti mandante dell'omicidio di Giulio Giaccio, l'operaio ammazzato a Pianura per uno scambio di persona il 30 luglio del 2000: anche il giovane venne sciolto nell'acido.

Gli specialisti di Cosa Nostra nel far sparire i corpi

La tecnica usata per far sparire il corpo appare la stessa che venne utilizzata il 19 settembre 1984, quando, durante la guerra di camorra tra le famiglie malavitose Gionta-Nuvoletta e Alfieri-Bardellino, furono distrutti i cadaveri di Vittorio e Luigi Vastarella, Gennaro Salvi, Gaetano Di Costanzo e Antonio Mauriello, per conto del capoclan Lorenzo Nuvoletta. Per quegli omicidi è stato condannato in via definitiva come mandate Totò Riina, il defunto capo della mafia siciliana.

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