Le elezioni in Campania e la più berlusconiana delle promesse: il condono edilizio

Il condono edilizio (o la riapertura dei termini di un condono) è quella che definiremmo nel wrestling una signature move, un tratto distintivo delle campagne elettorali di Silvio Berlusconi, in special modo quelle regionali in Campania. Il motivo è semplice: la Campania ha storicamente evaso pochissime domande di sanatoria e altrettanto poche sono le procedure di abbattimento – denuncia Legambiente – portate poi alla conclusione, ovvero alla demolizione dei manufatti abusivi, dei cosiddetti "mostri di cemento". Palazzine, balconi, sottotetti, piani aggiuntivi, masserie diventate ristoranti, vecchie casette diventate palazzine a picco sul mare.
La cintura a Nord di Napoli, l'hinterland dei paesoni cresciuti a dismisura dal post terremoto 1980 (parliamo di 45 anno fa) senza piano regolatore, a suon di leggi speciali per l'edilizia popolare e di casermoni, ma anche le aree più belle della Campania felix, ovvero la linea di costa che parte dall'area Vesuviana e corre giù, fino alla Costiera Sorrentina, a quella Amalfitana e Cilentana e ancora, la pianura di Terra di lavoro, nel Casertano: ad ogni città il suo abuso edilizio, la sua battaglia ambientalista irrisolta.
Al tempo stesso tantissime piccole e medie situazioni di sanatoria possibile ma "inceppate" da comuni e normative locali farraginose, con pratiche ferme a volte nonostante i proprietari degli immobili abbiano già versato l’oblazione (ovvero quell'atto che permette di estinguere il reato di abuso edilizio, ove possibile).
In questo segmento di scontento e richiesta si infilò Berlusconi col centrodestra promettendo un condono e ricavandone, inevitabilmente, consenso. Con la discesa in campo del Cavaliere un condono sulle case abusive nel 1994, primo governo Berlusconi, fu subito attuato e fruttò 4.836 miliardi di lire (circa 2,5 miliardi di euro).
Una seconda sanatoria, con limiti più stringenti, era stata poi messa in campo nel 2003, con l'adesione di molti cittadini ed un gettito preventivato di 3,1 miliardi. In quel secondo caso la Campania disse no alla sanatoria del centrodestra. All'epoca il presidente della giunta regionale era Antonio Bassolino: fece ricorso alla Corte costituzionale contro il provvedimento del Governo e approvò una delibera che dichiara inammissibile su tutto il territorio campano gli effetti del decreto legge sulla sanatoria e un disegno di legge nel quale si dichiarava inattuabile in futuro la misura del condono edilizio sul territorio regionale.
Arriviamo a oggi, 2025, ventidue anni dopo quel condono che la Campania non fece: siamo nel pieno di una campagna elettorale per le Regionali con sondaggi elettorali piuttosto definiti e decisamente in salita per il centrodestra ma con una battaglia interna per quale tra Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega sarà il primo partito qui in Campania, a prescindere dal risultato finale.

L'intenzione, dichiarata esplicitamente da FdI, è quella di procedere al condono edilizio, con la presentazione di un emendamento in manovra di bilancio che riapre i termini della sanatoria del 2003 e quindi riguarderebbe sì tutto il territorio nazionale ma ovviamente soprattutto la Campania. Una iniziativa che però vale l'accusa da parte dell'opposizione di voler «comprare voti» in campagna elettorale.
«Migliaia di case saranno salvate dall'abbattimento» promette il senatore di FdI Antonio Iannone. Anche se – spiegano dal centrodestra – spetterà anche questa volta alle Regioni recepire le norme e definirne il perimetro. Edmondo Cirielli, viceministro e candidato governatore in Campania, sposa l'iniziativa: «Rappresenta un atto di giustizia atteso da migliaia di famiglie campane costrette a realizzare case per necessità abitativa, non per abusivismo selvaggio. Con me presidente, la Campania sarà la prima a recepirla: non possiamo perdere altro tempo».
Se Fratelli d'Italia va veloce su questo fronte, stavolta è proprio Forza Italia che frena: il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani è cauto: «Per alcune case si può pensare a un condono, per altre, quelle che sono pericolanti e dove c'è un pericolo per i cittadini, no. Quindi la questione va affrontata caso per caso, bisogna vedere quali possono essere sanate e quali no».