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La lezione politica degli studenti russi al console Kovalenko: “Usa la stessa propaganda di Putin”

La comunità degli studenti russi contro la guerra risponde alle parole del console ucraino Kovalenko che chiede l’annullamento di ogni iniziativa insieme ai cittadini russi: “Noi siamo contro la guerra e siamo anche noi vittime di Putin”
A cura di Antonio Musella
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La Apple Accademy della Federico II, a San Giovanni a Teduccio, ospita una nutrita comunità di studenti russi. Studiano principalmente app development e sono venuti da molti anni direttamente dalla Russia a Napoli per poter accedere a questo tipo di studi. Sono loro l'anima pulsante della comunità russa contro la guerra, fatta di giovani oppositori del regime di Putin, che mettono a rischio se stessi e le proprie famiglie manifestando pubblicamente il loro pensiero. Da queste parti quando hanno ascoltato le parole del console ucraino a Napoli, Maksim Kovalenko, che ha chiesto alle istituzioni italiane di non svolgere più nessun evento culturale o sportivo con la presenza di russi, visto che tutti i russi sostengono Putin e la guerra e nessuno manifesta contro, sono scoppiate grosse risate, ma anche tanta indignazione. Chiunque abbia partecipato anche solo per 1 minuto ad una delle tantissime manifestazioni contro la guerra che si sono tenute a Napoli nell'ultimo mese e mezzo, non può non aver notato la presenza dei giovani studenti russi. "Usa la stessa propaganda di Putin" ci dice Maria, e la sua è una vera lezione politica al diplomatico ucraino.

"Siamo contro la guerra e siamo vittime di Putin"

Maria Smirnova parla molto bene l'italiano, ed è la prima che si offre tra la comunità dei russi napoletani contro la guerra a voler rispondere alle accuse di Kovalenko. "Mi sorprende che un diplomatico come lui non abbia fatto un fact checking – spiega a Fanpage.it – lui dice che l'83% dei russi sostiene Putin, ma da dove ha preso questo dato? Non cita la fonte. Forse si tratta di quegli strumenti di propaganda che usa Putin per dire che i russi sono con lui e che appoggiano le sue nefandezze? Queste sono tutte bugie".

Sin dal primo giorno di conflitto la comunità russa ha manifestato insieme a quella ucraina, denunciando pubblicamente il regime di Putin ed i massacri compiuti in Ucraina. Il clima, fino alle parole di ieri del console Kovalenko, è sempre stato di grande unità tra le due comunità, un fatto significativo tenendo conto che quella napoletana è la comunità ucraina più numerosa in Italia. "Noi siamo contro la guerra e vogliamo dire che non tutti i cittadini russi sono uguali a Putin, anche noi siamo delle vittime – spiega Maria – al console vorrei suggerire di non usare le stesse argomentazioni della propaganda di Putin, lui ha detto che in tutto il Sud Italia i russi non hanno manifestato contro la guerra, questo non è vero, sin dal primo giorno siamo stati in piazza".

La comunità russa contro la guerra si organizza attraverso le chat di Telegram, non solo per le manifestazioni ma anche per la raccolta di aiuti umanitari per i profughi ucraini contro la guerra. "Putin per giustificare la guerra dice che tutti gli ucraini sono nazionalisti, che odiano i russi e che se parli russo in Ucraina rischi di essere picchiato, queste sono tutte bugie, ma le parole del console vanno nella stessa direzione quella di alimentare il conflitto tra i nostri popoli", sottolinea la studentessa della Apple Accademy.

"Temiamo per le nostre famiglie in Russia"

Anche Galina e Margarita sono studentesse dell'Apple Accademy e raccontano la loro esperienza diretta: "Nessun ucraino ci ha mai fatto nulla, Putin dice solo bugie, qui all'Università siamo circa 30 studenti russi e ci sono anche gli ucraini e non c'è nessun problema tra di noi, manifestiamo insieme contro la guerra, loro capiscono perfettamente che la responsabilità della guerra è di Putin e non di tutti i russi". La formazione di un ponte solido contro la guerra tra le comunità più giovani dei due popoli in conflitto è senza dubbio un valore importante, e le parole del console ucraino a Napoli rischiano di gettare benzina sul fuoco laddove proprio non ve ne è alcun bisogno.

Nella serata di ieri un piccolo gruppo di ucraini ha manifestato all'esterno del teatro San Carlo di Napoli, dove andava in scena un balletto con artisti russi e ucraini, con le foto del massacro di Bucha e la scritta "Russian culture"; l'iniziativa ha raccolto molte critiche anche nel mondo pacifista italiano. "Noi continueremo a manifestare contro la guerra – sottolinea Margarita – faremo tutto quello che possiamo". Gli oppositori di Putin infatti rischiano tantissimo nel proprio paese, ma anche quelli che sono all'estero potrebbero non riuscire a tornare mai più in patria, fino a quando l'attuale regime resterà al governo.

"Noi la guerra la chiamiamo "guerra" e non operazione speciale come dice Putin – spiega Maria Smirnova – in Russia questo equivale ad essere traditore della patria e rischiare dai 15 ai 20 anni di prigione. A noi qui in Italia non possono farci nulla ma abbiamo i nostri genitori e le nostre famiglie in Russia, ed abbiamo paura per loro perché potrebbe ricevere pressioni o essere perseguitate". La repressione in Russia ha prodotto decine di migliaia di arresti, non solo per chi manifestava in piazza, ma anche per chi si era solo limitato a scrivere sui social contro la guerra. Un'ondata repressiva spaventosa, che mette nel mirino anche gli esuli anti putiniani.

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