
Abbiamo dei tram storici meravigliosi a Napoli. Li venderemo a chissà chi per la fantasmagorica cifra di 3.000 euro. Non trentamila, tremila euro. Manco un'auto scassata ci compri con tremila euro. Ma al Comune di Napoli sono generosi, si sa.
Mentre l'antico e fascinoso elétrico della linea 28 si arrampica sull'Alfama a Lisbona, mentre la linea F Market & Wharves è una esperienza da raccontare a San Francisco (ma perché non ricordare la Nostalgická linka č. 91 di Praga o il Bondinho di Santa Teresa a Rio De Janeiro), noi svendiamo i nostri tram – peraltro di diritto anche nella storia del cinema italiano visti i numerosi film in cui sono comparsi – in virtù di cosa, non si sa.
Napoli, patria del ‘recupero' , dell'usato, della ferraglia aggiustata alla bellemmeglio e rimessa a nuovo, butta via i suoi tram senza nemmeno pensare alle potenzialità commerciali che questi ultimi potrebbero avere. La notizia anticipata da Fanpage.it qualche giorno fa e ripresa da tutti gli altri giornali avrebbe dovuto indignare i portavoce della "Napoletanità" ai tempi di Luigi De Magistris. Ma col sindaco più occupato della sua campagna elettorale in Calabria e una giunta piena di fratelli coltelli non se n'è parlato abbastanza, della grande svendita partenopea (chissà chi potrebbe beneficiare di questi vecchi tram, vero?).
Forse è il caso di capire che Napoli non è un negozietto "Tutto a 1 euro", bloccare questa indecorosa svendita e avviare invece, con l'aiuto virtuoso di sponsor, una ristrutturazione dei vecchi tram napoletani. Non è possibile che una delle città più visitate d'Europa non individui in questi oggetti un enorme potenziale.

