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La droga coltivata sotto terra: bunker con l’allaccio alla rete elettrica a Castellammare

Sui Monti Lattari i carabinieri hanno scoperto un bunker sotterraneo per coltivare la marijuana; il locale nascosto in un vecchio rudere abbandonato.
A cura di Nico Falco
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Si accedeva tramite la parete di un vecchio rudere: una porta nascosta tra le pietre, che conduceva in un locale sotterraneo dove c'erano lampade, un impianto di ventilazione, vasi con terriccio. Il necessario, insomma, per coltivare marijuana approfittando del microclima dei Monti Lattari ma evitando che le piante potessero essere trovate con un semplice sopralluogo. E a carico dei cittadini: l'energia arrivava con un allaccio abusivo alla rete elettrica.

Il bunker è stato scoperto a Castellammare, in provincia di Napoli, nella località montana di "Madonna della Libera", durante "Continuum Bellum", l'attività di monitoraggio a largo raggio che i carabinieri stanno svolgendo a ridosso delle pendici dei Monti Lattari, tra la costiera sorrentina e l'agro nocerino-sarnese, dove le condizioni climatiche e la posizione rendono quei terreni ideali per la coltivazione di piante più esigenti in termini di luce ed esposizione come, appunto, la cannabis indica.

Nei controlli, oltre ai carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia, vengono impiegati in supporto anche quelli dello squadrone elitrasportato Cacciatori "Calabria" e le operazioni si svolgono col monitoraggio dall'alto del drone a guida remota.

Il rudere era apparentemente in stato di abbandono, per migliorare la mimetizzazione avevano lasciato che le mura fossero anche invase dalla vegetazione. Superato l'ingresso, però, tutto cambiava: nel locale interno, al di sotto del livello del suolo, i carabinieri hanno trovato il materiale per la coltivazione oltre alla strumentazione necessaria per farne una serra sotterranea, con tutta probabilità costruita e gestita dalla criminalità organizzata locale.

Nel corso delle operazioni i carabinieri hanno inoltre arrestato Sebastiano Esposito, 33enne di Gragnano ritenuto legato al clan Afeltra-Di Martino. Nella sua abitazione i militari hanno trovato una pistola lanciarazzi calibro 12 completa di caricatore per capsule di innesco, poco più di 31 grammi di marijuana e un bilancino e materiale vario per il confezionamento.

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