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La casa che Tony Colombo diceva di aver regalato a Tina è in realtà intestata a un politico arrestato ieri

Tra gli arrestati dell’operazione Taros in Puglia c’è anche un imprenditore napoletano, Antonio Azzolio, commissario di Forza Italia a Leporano (Taranto): è accusato di voto di scambio politico mafioso col presunto clan Agosta. L’uomo risulta il proprietario di “Colombolandia”, la villa a Giugliano che Tony Colombo aveva detto di avere intestato alla moglie, Tina Rispoli.
A cura di Nico Falco
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Associazione di tipo mafioso, droga, scambio elettorale politico-mafioso, oltre ad altri reati come danneggiamenti, rapine, detenzione di armi. Una serie lunghissima di reati, quelli di cui sono accusati, a vario titolo, i 16 destinatari delle due misure cautelari del Tribunale di Lecce e del Tribunale per i Minorenni di Taranto su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, eseguite dai carabinieri del Ros tra i comuni di Leporano e Pulsano, in provincia di Taranto. Gli indagati sono ritenuti collegati al presunto clan Agosta, espressione della Sacra Corona Unita. Malavita pugliese, ma intrecciata con quella napoletana; per gli inquirenti, infatti, uno dei canali di approvvigionamento della droga porta dritto a Napoli (gli altri due a Taranto e a Lecce) ed è napoletano anche uno degli arrestati, attualmente ai domiciliari: Antonio Azzolio, imprenditore e politico, commissario cittadino di Forza Italia, che secondo le accuse si accordò col clan per le elezioni di Leporano nel 2019 (in cui non venne eletto).

Azzolio, pur avendo vita e affari ormai da anni in Puglia, sembra però avere un altro collegamento con Napoli, e più precisamente con Giugliano in Campania: è il proprietario della villa in cui almeno fino a qualche mese fa, prima del trasferimento a Dubai, vivevano Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli. Lo dimostra la visura catastale, confrontata con quella dell'epoca.

Colombolandia intestata a politico arrestato

Ma facciamo un passo indietro. Il 4 agosto 2018 Tony Colombo pubblica sulla sua pagina Facebook un video in cui consegna le chiavi di casa a Tina Rispoli, come regalo. "Mi sono permesso di rubarti i documenti – le dice – e il castello che ho costruito coi nostri sacrifici l'ho intestato a te". Il riferimento è a quella che sarebbe diventata "Colombolandia": una lussuosa villa da tre piani, 60 metri quadrati l'uno, 500 metri quadrati di giardino e piscina da 12 metri per 6. Una visura catastale dell'11 ottobre 2019, oltre un anno dopo, rivela però che quell'immobile non è intestato a Tina Rispoli e nemmeno a Tony Colombo, ma ad un imprenditore che con i due sembra non avere nessun rapporto: è appunto Antonio Azzolio. In quel periodo la coppia viveva ancora in quella casa. Una seconda visura, eseguita oggi, 6 marzo 2021, mostra che non è cambiato nulla: la villa risulta ancora intestata ad Azzolio, che detiene interamente la proprietà.

Gli episodi dell’inchiesta

L'accordo tra Azzolio e il clan Agosta

Tornando all'inchiesta Taros, culminata negli arresti di ieri, secondo l'accusa Azzolio, 58 anni, e Daniela Vestita, 37 anni, in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2019 per il Consiglio comunale di Leporano, avrebbero stretto "un patto di scambio elettorale politico-mafioso che prevedeva, a fronte della promessa fatta dai membri del clan Agosta di sostenere Azzolio e Vestita nella campagna elettorale mediante il procacciamento di voti …l'impegno da parte dei due candidati, in caso di successo elettorale, di mettersi a disposizione dell'associazione per trovare posti di lavoro ovvero per aggiudicare appalti o ditte indicate dal clan".

Un altro indagato, titolare di una stazione di servizio, avrebbe contribuito acquistando "con la somma posta a disposizione da Azzolio, circa 650 buoni benzina da distribuire, a titolo di corrispettivo, a favore di coloro che si impegnavano a votare secondo le indicazioni del clan" che potevano essere spesi solo in quel distributore. I due, che non furono eletti, erano nella lista a sostegno dell'aspirante sindaco Iolanda Lotta, che fu poi eletta come consigliere comunale. Il capo del clan è stato individuato nel 53enne Maurizio Agosta. Uno dei reggenti sarebbe Domenico Costanzo, marito di Daniela Vestita. Per gli inquirenti il gruppo "ha esercitato sistematiche attività di intimidazione sul territorio e in danno di altri gruppi delinquenziali, contribuendo ad ingenerare sulla comunità la tipica condizione di assoggettamento ed omertà, cardine del metodo mafioso".

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