Investì e uccise due rapinatori: sconto di pena, ai domiciliari con braccialetto elettronico
Prima uno sconto di pena, poi i domiciliari con braccialetto elettronico: in 14 giorni, due le decisioni dei giudici sulla vicenda di Giuseppe Greco, il giovane che investì e uccise due rapinatori il 26 marzo 2021 a Marano di Napoli, nell'hinterland del capoluogo partenopeo. In primo grado, il giovane era stato condannato a 14 anni e 4 mesi di reclusione, ma la Corte d'Assise d'Appello ha prima ridotto due settimane fa la pena a 10 anni, poi ha accolto nella giornata di ieri le richieste degli avvocati disponendo gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
La Quinta Sezione Penale della Corte d'Assise d'Appello ha riconosciuto per Greco l'attenuante della "provocazione": la sua reazione, secondo la tesi difensiva, fu provocata dalla rapina subita dai due uomini, Ciro Chirollo e Domenico Romano, due pregiudicati di Sant'Antimo. Attenuante che ha portato ad uno sconto di pena parti a un terzo di quanto sancito in primo grado, quando era stato condannato a 14 anni e 4 mesi di reclusione per duplice omicidio volontario: il giovane aveva scelto il rito abbreviato. Gli avvocati Domenico Dello Iacono e Luigi Poziello hanno però presentato una proposta di concordato che ha ricevuto il parere favorevole da parte del Procuratore Generale Giovanni Cilenti: e così per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari, con il braccialetto elettronico.
La vicenda accadde la sera del 26 marzo 2021, lungo via Consolare Campana a Marano di Napoli: attorno alle 19.30 arrivano diverse segnalazioni di un incidente stradale con due persone a terra. Le due persone, soccorse dal 118, sono Ciro Chirollo e Domenico Romano, due pregiudicati di Sant'Antimo morti praticamente sul colpo. A causare l'incidente una Smart, poco distante, schiantatasi contro un muretto: a bordo, c'era Giuseppe Greco, che in un primo momento parlò di una rapina dell'orologio e della stessa automobile. Circostanza smentita dalle telecamere di videosorveglianza presenti in zona, che in sede di processo dimostrarono che il giovane fu in realtà rapinato sì del Rolex (trovato accanto ai due corpi, assieme ad una pistola), ma non dell'automobile, che invece usò per inseguire i due rapinatori tamponando prima un'altra vettura e poi finendo per travolgere anche loro, uccidendoli prima di finire contro un muretto.