Inchiesta tonno tossico, uno degli indagati intercettato: “Se nessuno è morto è solo grazie a Dio”

«Me li sogno la notte quelli che stanno male, non c'ha lasciato nessuno le penne ma solo perché il Signore ci ha detto grazie». Così uno degli indagati sull'inchiesta per il tonno adulterato che ha portato al ricovero di diverse persone. Le indagini svolte dai carabinieri nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani ha portato a 18 misure cautelari e sequestri milionari: ma nelle quasi 250 pagine con cui il giudice per le indagini preliminari Lucia Anna Altamura ha disposto le misure cautelari nei confronti degli indagati, c'è di tutto.Comprese le intercettazioni di alcuni degli indagati, che commentavano anche la notizia delle persone che erano finite in ospedale a causa del tonno tossico mangiato.
Tonno tossico, indagini partite nel 2021
Le indagini sono partite nel 2021, quando decine di persone in tutto il territorio italiano hanno iniziato ad accusare intossicazioni alimentari anche gravi e finendo anche in ospedale: tutti avevano mangiato del tonno a pinna gialla. Dalle indagini, è emerso che il tonno, prima di essere messo in commercio, veniva decongelato e trattato con nitriti e nitrati, due sostanze nocive per l'uomo, al fine di migliorarne l'aspetto e il colore.
E non sono mancate conseguenze: qualcuno è finito al Pronto soccorso, altri ricoverati, altri consumtori perfino in terapia intensiva. Solo per miracolo, insomma, sembra non esserci scappato il morto, come una degli indagati sembra anche confermare in una intercettazione telefonica.
Si tratta di una delle indagate che lavora presso un laboratorio privato di Avellino coinvolto nell'inchiesta: laboratorio che avrebbe dovuto controllare il tonno prodotto e messo in vendita dagli stabilimenti pugliesi. La donna, al telefono con un'amica nel settembre 2021, commenta proprio alcuni casi di ricovero dovuti al tonno tossico:
«Me li sogno la notte ‘sti cristiani che si sentono male, veramente abbiamo… cioè, non c'ha lasciato nessuno le penne ma solo perché il Signore ci ha detto grazie», invitando poi l'amica a non mangiare più tonno crudo. Ieri, dopo due anni d'indagini, il cerchio si è stretto attorno ad imprenditori e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie (la provincia è quella pugliese di Barletta-Andria-Trani), di una società di consulenza e di un laboratorio privato di Avellino: tutti indagati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata, tra l'altro, all'adulterazione di sostanze alimentari, frode nell'esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.