video suggerito
video suggerito

Il secondo tragico De Luca: come si è arrivati alla candidatura di Roberto Fico in Campania

Il via libera alla candidatura di Roberto Fico nel “campo largo” del centrosinistra in Campania sta lacerando il Pd che avrebbe voluto da Schlein uno strappo definitivo con l’era De Luca. E invece non è andata così.
0 CONDIVISIONI
Da sinistra Vincenzo De Luca, Roberto Fico, Piero De Luca
Vincenzo De Luca, Roberto Fico, Piero De Luca / fanpage.it

A descrivere il rapporto fra Vincenzo De Luca e il figlio Piero dovrebbe bastare la faccia di chi, in questi anni, era seduto al tavolo di trattativa politica e sentiva il figlio parlare del padre, definito sempre e solo «il governatore». La relazione padre-figlio, totalmente traslata sul piano del potere tanto da suscitare, in alcuni, un effetto perturbante. E oggi il figlio del potere, già parlamentare da due legislature, rientra al posto di comando in quella segreteria regionale del Partito Democratico in cui aveva fatto capolino nel 2017, atto propedeutico alla sua prima candidatura alle elezioni Politiche.

Sarà segretario del Pd Campania, Piero De Luca. Un candidato già eletto, perché senza concorrenti. Suo padre in estate ha spianato la strada a quella che nemmeno tre mesi fa era considerata una proposta irricevibile. Ma non l'ha fatto da solo: dietro l'accordo c'è anche Goffredo Bettini, il principale manovratore della scena romana Dem.  Sulla logica che ha portato la leader del Pd Elly Schlein ad accettare in toto il pacchetto Campania, ovvero De Luca jr. segretario regionale (e quindi Gran Visir di liste e candidature) in cambio del sostegno dell'augusta famiglia al M5S Roberto Fico in Campania, si può discutere a lungo. Resta il fatto. E restano le frizioni. Ora ci sono due questioni immediate: una riguarda i Dem, l'altra i Cinque Stelle.

Si tratta per non far infuriare l'ala anti-De Luca in Campania

Come far accettare De Luca junior a quei militanti che votarono Schlein, sperando per la Campania in un ricambio (almeno nei cognomi)? Marco Sarracino, deputato dell'area di Andrea Orlando e Sandro Ruotolo, europarlamentare fedelissimo di Schlein hanno ingoiato la pillola e ora devono indorarne una per il gruppo campano che li vede come riferimento. Oggi c'è una riunione. Di certo Sarracino porterà "in dote" alla loro area la guida delle federazioni provinciali Pd di Napoli e di Caserta. È possibile che quell'area possa ottenere posti (almeno uno, non la capolista) nella lista Pd al Consiglio regionale per eleggere consiglieri giovani, i «No-cacicchi». Non è quello che si aspettavano, ovviamente. Ma questo è lo scenario oggi. Accetteranno?

L'altra opzione sarebbe drastica: la fuoriuscita di massa dal partito campano e il no all'ingresso in segreteria regionale. Oppure una via di mezzo. Nelle innumerevoli chat Whatsapp legate al Pd napoletano nessuno ne parla. Ma in privato, soprattutto fra i più giovani (quelli che hanno meno da perdere) si fa largo un'ipotesi tipica della Gen Z nel mondo del lavoro, una sorta di quiet quitting politico, ovvero una riduzione di impegno, presenza e dedizione alle pratiche di partito. «Sciropparsi De Luca è troppo», spiega uno di loro.

Da Bruxelles ad Afragola: le reazioni dei dirigenti Pd

Ieri Pina Picierno, casertana di Teano, vicepresidente del Parlamento Europeo, tuonava a mezzo social contro la decisione di consegnare le chiavi del partito regionale alla famiglia De Luca: «Dopo anni di commissariamento è dignitoso che il congresso regionale della Campania diventi solo moneta di scambio per accordi decisi altrove? È rispettoso della comunità democratica, degli iscritti, dei circoli, degli elettori quello che sta accadendo?».

Oggi pure il segretario del Partito Democratico di Afragola, grosso comune del Napoletano governato dalla destra, Pasquale Iazzetta, (area Massimiliano Manfredi) ha rotto gli argini: «Quello che sta succedendo nel Pd campano non può passare con il silenzio dei circoli e dei militanti. La nostra comunità ha assoluto bisogno di una candidatura alternativa al prossimo Congresso regionale, anche solo di testimonianza di dissenso». A Napoli poi è fissato il prossimo 4 settembre 2025 ci sarà l'incontro con Gianni Cuperlo, Democratici per l'Alternativa. E li si potrebbe far largo un altro fronte antideluchiano.

L'accordo con Schlein per una sola lista a De Luca: "A testa alta"

Il patto siglato fra i De Luca e Schlein non è stato reso noto, è tipo accordo privato, per ora. Però vi è la concreta possibilità che governatore e figlio abbiano ceduto su almeno un punto: la riduzione da due ad una delle liste civiche legate al governatore uscente,  quelle che egli stesso definisce «di programma». La lista unica di De Luca si chiamerebbe «A testa alta». Ciò per non cannibalizzare il Pd e sottrargli i portatori di voti più forti. Vedremo nelle prossime ore se questo taglio sarà confermato.

Lo "sceriffo" tiene molto ad eleggere i suoi pretoriani. Diego Venanzoni, consigliere deluchiano uscente, spiega la logica: «Quest'ala deluchiana sarà la sentinella, il campanello d'allarme rispetto alla realizzazione del programma con la naturale visione di chi in questi anni ha saputo guardare lontano. Ciascuno resta con la propria storia politica ma Vincenzo De Luca è la storia di questi ultimi 10 anni, è pragmatismo e realizzare le cose una volta annunciate». Del resto, controllando anche il Pd, De Luca potrebbe piazzare i suoi ovunque. Anche nella lista dei Socialisti, il cui leader Enzo Maraio, è un suo fedelissimo (ed è anche capo rappresentanza della Giunta regionale per le relazioni esterne a Roma e a Bruxelles).

Come si protegge Roberto Fico dalla "stretta" di De Luca padre e figlio?

Nei prossimi giorni Giuseppe Conte sarà a Napoli e ufficializzerà il nome dell'ex presidente della Camera, nonché storico fondatore del meetup Cinque Stelle di Napoli Roberto Fico, quale candidato alla Regione Campania nelle elezioni di novembre 2025. E in quella occasione sicuramente si capirà come i pentastellati intendono muoversi per evitare la mossa di wrestling dei De Luca.

Per la Lista Fico Presidente il candidato in pectore ha già consultato varie personalità tra coloro che conosce e stima, magari anche solo per consiglio, gente come il pediatra e saggista (già parlamentare del Pd) Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso quarant'anni fa dalla camorra e l'insegnante ed ex "maestro di strada" Marco Rossi-Doria già sottosegretario all'Istruzione nei governi Monti e Letta. Sarà una lista di ampio respiro con nomi della società civile e politici con esperienza amministrativa (trasporti e sanità). «Altrimenti De Luca coi suoi non gli fa toccare palla» spiega un consigliere regionale a Fanpage.

L'apporto arriverà anche dalla lista dei riformisti centristi, "apparecchiata" col supporto del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, uno dei primi sponsor di Fico a Palazzo Santa Lucia. L'area di centrosinistra che non si riconosce in De Luca dovrà blindare l'azione politica del nuovo governatore (ammesso che vinca il centrosinistra, i sondaggi sono favorevoli).  Nino Simeone, consigliere comunale, politico di lunga esperienza  e sostenitore della candidatura del pentastellato partenopeo, spiega il meccanismo: «Fico sarà chiamato a svolgere un compito complesso: guidare la Regione Campania. tenere insieme il campo largo, raccogliendo allo stesso tempo l’eredità. politica e simbolica, di una figura ingombrante come Vincenzo De Luca. Di certo non avrà bisogno di costruire nuove componenti autoreferenziali e in Consiglio regionale non potranno più esserci in Consiglio i deluchiani e "gli altri"».

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views