Il reggente del clan Mazzarella e la lite col 18enne su Instagram: “Mi ha umiliato, andiamo in cento di noi”

Quel ragazzino si era preso gioco di lui, nonostante si fosse presentato e gli avesse detto chi era, a quale "famiglia" apparteneva, lui non aveva abbassato la testa e, anzi, aveva anche minacciato di chiamare le forze dell'ordine. Frutto di un equivoco, ma per il quale Luciano Barattolo, considerato il reggente del clan Mazzarella, voleva soddisfazione: era disposto a passare oltre, ad accettare le scuse, ma il padre del ragazzino avrebbe dovuto picchiarlo per insegnargli come comportarsi. Vicenda che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Polizia di Stato lo scorso 10 luglio nei confronti di 25 persone, ritenute legate al cartello criminale.
Il litigio sui social col 18enne del Napoletano
La storia risale al novembre 2023. Viene ricostruita con diverse conversazioni, tra cui anche videochiamate. La discussione era avvenuta qualche giorno prima: il giovanissimo aveva importunato una ragazza su Instagram e Barattolo era intervenuto, presentandosi come appartenente al clan; in risposta il ragazzo lo aveva preso in giro e non aveva tenuto in considerazione né quello che gli diceva né il nome del gruppo criminale, comportamento che era stato quindi ritenuto irrispettoso tanto da dover essere punito pubblicamente. Il giovanissimo sarebbe stato individuato tramite conoscenze e Barattolo avrebbe a quel punto preparato una sorta di spedizione, per presentarsi all'incontro con parecchie persone al seguito.
"Deve essere umiliato davanti a me"
In una delle telefonate Luciano Barattolo, all'epoca 31 anni, parla con un pregiudicato del comune del Napoletano dove vive il ragazzo. Insiste sulle proprie ragioni, spiegando di essere una persona "di principio", mentre l'altro cerca di farlo ragionare: quel ragazzino, gli dice, non ha nulla a che fare con la criminalità, non sapeva con chi stava parlando e, quando gli è stato spiegato, è rimasto terrorizzato e vuole chiedere scusa. Ma il 31enne è irremovibile: all'inizio aveva addirittura pensato di ucciderlo, ma adesso, parlando con quell'uomo, gli dice che si sarebbe accontentato anche di vedere il padre che lo picchiava davanti a tutti.
Successivamente Barattolo parla proprio con la ragazza e le dice che il giorno successivo andrà con 50 persone a incontrare il ragazzino e il padre, alla presenza di altre 50 persone della criminalità del posto. L'uomo, spiega, si è rifiutato di picchiare il figlio davanti a tutti, dicendo che lo farà in privato, ma i due vogliono chiedere scusa pubblicamente. La ragazza si mostra preoccupata perché Barattolo all'epoca è sottoposto alla sorveglianza speciale, ma lui la rassicura: è necessario che vada all'incontro di persona, nessuno chiamerà "le guardie" perché lì ci sono i suoi amici, e "il ragazzo deve essere umiliato davanti a me".