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Il Direttore dello Stabile di Napoli Roberto Andò: “Il Teatro è la leva per far rinascere la città”

È ripartita da qualche settimana la stagione del teatro Stabile di Napoli che vedrà anche l’esordio del Mercadante con un testo scritto dal Direttore, il regista Roberto Andò, che ha scelto un testo di Thomas Bernard molto attuale. E come ha detto a Fanpage, proprio questa capacità di affondare le mani nel reale è uno dei fili che muove la nuova stagione.
A cura di Francesco Raiola
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Il Direttore del Teatro Stabile di Napoli Roberto Andò (LaPresse)
Il Direttore del Teatro Stabile di Napoli Roberto Andò (LaPresse)

In pochi giorni lo scenario del teatro è completamente cambiato, con l'approvazione delle capienze al 100%, infatti, la sensazione di entrare a teatro sarà come non era da oltre un anno e mezzo. Lo sa bene il Direttore del Teatro Stabile di Napoli, il regista Roberto Andò che, con tutte le cautele, si augura che il peggio sia alle spalle e che il pubblico, gradualmente, torni ad affollare le sale. È cominciata da poco la stagione dello Stabile partenopeo, che dopo quelle del Ridotto e del San Ferdinando, il 20 ottobre vedrà anche l'inaugurazione del Mercadante, con un suo spettacolo, Piazza degli Eroi, tratto da un testo di Thomas Bernhard. Un testo paradigmatico di quella che sarà la stagione napoletana, che guarda alla realtà, che guarda in faccia allo sgomento del presente. E lo farà anche portando al Mercadante nomi importanti come quelli di Toni Servillo, Mario Martone, Emma Dante, tra gli altri.

Direttore, ricomincia una stagione a capienza piena, qualcosa di inaspettato fino a poche settimane fa. Immagino sia una bella soddisfazione dopo un anno e mezzo di sofferenza, no?

È sicuramente un passo avanti verso la normalità, anche se ci vorrà del tempo per rimettere realmente le cose a posto. Non basta un'ordinanza, però sono molto contento perché mi sembrava assurdo che i teatri fossero ancora penalizzati rispetto ad altri luoghi e sicuramente c'è un risposta del pubblico, che sarà graduale, ma alla fine sarà piena.

Lei è arrivato, probabilmente, nel momento più complesso del settore, possiamo dire che questo è il suo vero e proprio esordio: cosa si augura, innanzitutto?

Un esordio relativo ovviamente perché sono qui da oltre un anno, ma è vero che del mio spettacolo "Piazza degli eroi" abbiamo fatto solo una prima televisiva su Rai5. È stato un modo per comunicare col pubblico, però adesso aspetta il debutto col pubblico, è in particolare un testo che richiede la sua partecipazione proprio perché contiene un fondo ribollente di riflessione sull'oggi, che in qualche modo è rivolto proprio a stimolarlo. È un testo sul senso della vita ma con delle tematiche politiche. Sembra, la politica, uno degli aspetti in cui può realizzarsi il senso della vita; aspetti molto pungenti, feroci, furiosi direi, rivolti a un fenomeno che anche in questo momento è alla ribalta.

Sì, quantomai attuale…

Sì, anche i fatti degli ultimi giorni che hanno visto al centro movimenti come Forza Nuova e simili, richiamano un po' il senso del testo del tipo di appello che fanno i personaggi che vi sono rappresentati. Quindi da questo punto di vista è sicuramente importante incontrare il pubblico, proprio come chiudere un cerchio: la drammaturgia esiste perché c'è il pubblico che la raccoglie.

Quali sono le linee sui cui ha deciso di muovere gli spettacoli scelti quest’anno?

Questo testo è programmatico rispetto a quello che voglio fare. La stagione si è inaugurata con due spettacoli – oltre al mio – che fanno da portabandiera: "L'ultimo nastro di Krapp" di Samuel Beckett è un capolavoro assoluto del ‘900 che si spinge oltre, perché è un testo che è il modello di un teatro che si farà dopo, un teatro ammutolito, che non ha più parole. Poi c'è lo spettacolo di Davide Iodice, che affronta coraggiosamente una realtà quasi documentaria, anche se poi riscritta da Pisano con grande maestria, ma resta documentaria e ci rimette davanti a questo sgomento che abbiamo vissuto (la pandemia, ndr), e uno degli aspetti più interessanti del teatro è che può essere anche terapia.

Ci saranno conferme importanti e importanti ritorni, sono tutte scelte sue, ovviamente, ma ci fa qualche nome che ha voluto fortemente? Che per lei e la città hanno un significato particolare?

Sicuramente è molto importante la presenza di Toni Servillo, il fatto che torni al Mercadante con uno spettacolo anomalo, legato alla poesia di Franco Marcoaldi, e anche qui c'è una grossa risposta del pubblico che è ansioso di rivederlo. Lo dico perché Toni è un bene prezioso di Napoli, ovviamente, ma anche dell'Italia nel mondo, una persona con cui mi confronto da tanti anni nel cinema e che ammiro fortemente, quindi mi fa piacere che sia voluto tornare e spero che sia l'inizio di una collaborazione. Poi ovviamente penso a Emma Dante che è un'altra personalità del teatro che amo molto e che mi sembra molto significativa rispetto a una contestazione del teatro che è sempre vibrante ed è interessante tenere e ospitare nei teatri. Lei ha un grande pubblico ma si muove sul solco di registi e grandi creatori del teatro che in qualche modo lo contestano anche il teatro, quindi da questo punto di vista mi sembra che la sua sia una ricerca sempre estremamente interessante. Ma sono tante le persone che potrei citare, non vorrei fare torto a nessuno. C'è Mario Martone, per esempio, che ha fatto il testo di Goliarda Sapienza, che abbiamo costruito e prodotto e ha avuto recite, con Donatella Finocchiaro, molto apprezzate in Italia. Sono tutte cose che ripongono al centro la vitalità di questo teatro e anche il ritorno di un certo tipo di personalità che era importante che tornassero in questo teatro.

Toni Servillo, Imma Villa, Lino Musella, Marina Confalone, Mario Martone, insomma, sono tanti i registi, attori e drammaturghi campani giovani e affermati a cui date spazio: qual è lo stato delle cose in città secondo lei che ha una visuale privilegiata?

Guardi io vedo una grande vitalità, ovviamente molte delle personalità che ha citato in questo elenco sono persone emerse già come talento, ma ci sono molti che possono ancora emergere: noi abbiamo creato un bando Under 35 che ha dato delle sorprese. Uno degli aspetti più interessanti di questo lavoro è poter trovare nuovi talenti e sicuramente il teatro deve fare di più in questa direzione. L'abbiamo cominciato a fare così, ma penso che sia un obiettivo molto importante per il noi.

Ieri si è insediato il nuovo Sindaco Manfredi, c'è una richiesta che il teatro fa a questa amministrazione? 

La richiesta è sempre quella di tener conto che una delle grandi leve per poter far rinascere una città è il Teatro. Questo, un'amministrazione così illuminata, deve tenerlo al centro dei propri intendimenti: il Teatro, la Cultura, sono la leva per fare politica è vero quando si dice che se c'è un teatro in buona salute, l'amministrazione sta lavorando bene.

Direttore, il peggio è alle spalle: possiamo dircelo? Vogliamo darcelo come augurio?

Beh penso di sì, sia in senso di pandemia, che continua a essere una cosa insidiosa che crea molti problemi, ma sicuramente il peggio è passato e sia nel senso di tutto ciò che è intorno alla pandemia, tutta la polvere che si è mossa intorno a essa: penso che con le elezioni dell'altro giorno si sia capito che un certo tipo di demagogia non paga.

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