Il boss del Parco Verde, in carcere da 11 anni, comandava ancora il clan a Caivano

Sebbene sia detenuto dal 2014, quindi da 11 anni, Antonio Ciccarelli, ritenuto boss dell'omonimo clan del Parco Verde di Caivano (Napoli), non avrebbe mai smesso di comandare il clan, impartendo ordini tramite familiari e affiliati dal carcere. È quello che hanno ricostruito i carabinieri di Castello di Cisterna e la Direzione Distrettuale Antimafia nell'inchiesta che ha portato, oggi, alle manette per 5 persone, tutte considerate inquadrate nel gruppo criminale Sautto-Ciccarelli.
Gli ordini del boss dal carcere
Ciccarelli, 55 anni, conosciuto all'anagrafe di camorra come "Tonino ‘a Munnezza", avrebbe continuato a gestire il clan fino allo scorso giugno, prima tramite il fratello Domenico, alias "Caciotta", poi attraverso il nipote Ciro Ciccarelli, dando direttive per spaccio di droga, estorsioni e ritorsioni contro i rivali (alcune delle quali sfociate in omicidi) e anche sulle estorsioni. Parte del ricavato del pizzo sarebbe stato inoltre usato per le sue spese legali.
Cinque arresti nel clan Ciccarelli di Caivano
L'ordinanza emessa dal gip, per i reati di associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti, riguarda cinque persone. Oltre ad Antonio Ciccarelli ci sono Giovanni Ciccarelli, 54 anni, e Ciro Ciccarelli, 31 anni, rispettivamente fratello e nipote del boss, e due presunti affiliati, Ciro Di Pierno, alias "Ciro ‘o bit", 27 anni, e Gennaro De Marco, 55 anni. Le contestazioni a "Tonino ‘a munnezza" riguardano il periodo tra il gennaio 2012 e il dicembre 2014, periodo in cui era in libertà, e poi fino a giugno 2025, dal carcere; per il nipote Ciro le contestazioni riguardano il periodo dal marzo 2020 al dicembre 2024 e per gli altri indagati dal marzo 2020 al gennaio 2024.