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I boss Scissionisti guadagnavano più di un calciatore: 15 milioni all’anno dalla droga

La cassa comune del clan Amato-Pagano era divisa in sei quote, corrispondenti ai vertici dell’organizzazione criminale, a ognuno dei quali andavano 15 milioni di euro all’anno. Lo ha raccontato in un interrogatorio Mario Cerrone, considerato braccio destro del narcotrafficante Raffaele Imperiale, restituendo l’entità del traffico di droga a Napoli nord.
A cura di Nico Falco
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Raffaele Imperiale e Mariano Riccio
Raffaele Imperiale e Mariano Riccio

I sei boss degli Amato-Pagano guadagnavano, a testa, fino a 15 milioni di euro l'anno, per un totale di 90 milioni che arrivavano dalla cassa comune, al netto delle spese di gestione, degli acquisti, dei costi da sostenere per reggere l'apparato. Una montagna di soldi, che restituisce la dimensione del giro di droga che, negli anni scorsi, ruotava intorno al clan degli Scissionisti di Secondigliano, all'area nord di Napoli e, soprattutto, a Raffaele Imperiale, considerato dagli inquirenti organico al clan e uno dei principali narcotrafficanti d'Europa, capace di decidere la geopolitica criminale aprendo e chiudendo i rubinetti della droga.

A parlare di questo "stipendio", paragonabile a quello di un top player di una squadra di serie A, è stato Mario Cerrone, ritenuto socio di Raffaele Imperiale e suo riferimento su Napoli, in un interrogatorio dell'8 settembre 2016. La circostanza viene riportata nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere che ha come destinatari i due, indagati per traffico internazionale di stupefacenti e per associazione mafiosa. Imperiale, alias "Lello Ferrarelle", "Lelluccio di Ponte Persica" e "il parente", è stato arrestato ad agosto a Dubai, dove era latitante, ed è in attesa di estradizione.

Nel corso dell'interrogatorio Cerrone parla della cassa comune, che veniva utilizzata per acquistare gli stupefacenti da rivendere nelle piazze di spaccio di Napoli e provincia. La gestione, dice, era divisa in sei quote, di proprietà di altrettanti vertici degli Amato-Pagano, gli Scissionisti di Secondigliano, che con la sanguinosa prima Faida di Scampia si erano affrancati dai Di Lauro. Il periodo è quello in cui il reggente del clan era Mario Riccio, detto Mariano. Quando fu arrestato Cesare Pagano, ha spiegato Cerrone, nella cassa comune c'erano 25 milioni di euro, ma poi il fondo si azzerò perché i soldi venivano prelevati dai boss ma non venivano rimpiazzati coi guadagni provenienti dalla vendita della droga.

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