Giovanni Marchionni, morto sullo yacht: indagine dell’Inail sul lavoro in nero

L'Inail ha aperto un'indagine per capire a quale titolo Giovanni Marchionni, lo skipper 21enne di Bacoli (Napoli), si trovasse a bordo dello yacht su cui è stato trovato senza vita la mattina dell'8 agosto. Sulle cause del decesso non è stata ancora fatta chiarezza, ma il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, ha più volte sostenuto che il ragazzo non fosse lì in vacanza, ma per lavorare. Lo yacht era ormeggiato al molo della Marina di Portisco, ad Olbia.
"Lo stiamo dicendo da giorni – scrive Della Ragione su Facebook – è una morte sul lavoro. L’Inail ha aperto un’indagine per capire perché Giovanni si trovasse su quello yatch in Sardegna. A poche ore dalla morte del nostro angelo bellissimo c’era chi voleva derubricare la faccenda come una tragedia avvenuta ad un giovane in vacanza. Ma è una storia, vergognosa, a cui non crede più nessuno".
Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania (pm Milena Aucone), la famiglia è assistita dall'avvocato Maurizio Capozzo; lo yacht è di proprietà di Annalaura di Luggo, manager e consigliere delegato del cantiere nautico Fiart Mare, assistita dagli avvocati Giampaolo Murrighile e Sebastiano Giaquinto. Il primo responso dell'esame autoptico indica che Marchionni è deceduto per arresto cardiocircolatorio, ma si attende l'esito delle analisi chimico-istologiche.
Il procuratore Gregorio Capasso, in un comunicato, ha sottolineato "la rilevanza pubblico-sociale della vicenda", precisando che sono stati disposti ulteriori esami medico-legali; al momento non risultano iscritti nel registro degli indagati, lo yacht è stato sequestrato. Dopo il ritrovamento del corpo era stato detto che il giovane fosse a bordo come ospite; l'indagine dell'Inail mira a chiarire proprio questo aspetto, per capire se, come sostengono i familiari, fosse invece al lavoro e se fosse stato inquadrato con un regolare contratto.
"Non possiamo abbassare la guaria – conclude Josi Della Ragione – lo dobbiamo alla mamma, al papà, alle sorelle, al fratello, alla nonna, agli amici, ai parenti tutti. Lo dobbiamo a quanti volevano bene al giovanissimo skipper. Lo dobbiamo ai tantissimi ragazzi che troppo spesso si trovano costretti a vivere le loro prime esperienze di lavoro, senza contratto e senza tutele. Abbiamo promesso alla comunità impegno assoluto. E così sarà. Lo dobbiamo ai tanti lavoratori del mare, proprio come lui".