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Gili Moses da Israele: “Mai inneggiato allo sterminio”. E dice a Manfredi: “Non cedere a pressioni radicali”

La turista israeliana protagonista del litigio con la ristoratrice napoletana Nives Monda replica, a Fanpage.it, alle accuse che le sono state rivolte anche tramite social e si rivolge al sindaco Manfredi.
A cura di Nico Falco
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"Non ho mai inneggiato a nessuno sterminio. Sono accuse abominevoli. Non siamo contro i palestinesi. Non siamo contenti di nessuna morte. Spero che nel locale ci siano le telecamere di sicurezza e che abbiano ripreso quello che davvero è successo". Taglia corto, Gili Moses, quando le viene chiesto di uno degli aspetti più controversi dell'episodio di sabato scorso nella Taverna a Santa Chiara, a Napoli, quando ha litigato con la proprietaria, Nives Monda. Litigio che è diventato un caso politico: la turista sostiene di essere stata attaccata e cacciata col marito perché israeliani, la ristoratrice, a sua volta, dice di essere stata aggredita verbalmente dopo essere intervenuta perché la donna, in una conversazione con un'altra cliente, si stava inalberando e negava il genocidio e si dichiarava sostenitrice del governo in carica.

La donna ha inviato una lettera aperta al Comune di Napoli, chiedendo agli amministratori, e in particolare al sindaco Manfredi, di "non cedere alle pressioni radicali e odiose" e di ribadire "che la vostra città è un luogo di vera ospitalità, per gli ebrei, per i musulmani, per i cristiani, per tutti".

Gili Moses: "Noi non siamo contro i palestinesi. Sono accuse abominevoli"

Sulle due versioni, profondamente differenti, dovrà fare chiarezza la Procura: la turista e il marito hanno sporto denuncia presso i carabinieri. Ora la coppia, che era in vacanza in Italia per festeggiare il dottorato di ricerca di lei (è una professoressa universitaria), da Israele è ritornata sulle polemiche che hanno spostato il terreno di scontro, portando la lite in campo totalmente politico. E ha detto la sua sulle versioni, tante, che si stanno rincorrendo in questi giorni, arricchite di volta in volta di nuovi dettagli.

Signora Moses, il litigio è partito perché lei sosteneva il governo di Netanyahu e la sua politica nei confronti dei palestinesi?

Non ho parlato con lei di politica. Non mi ha chiesto la mia opinione. Sono una persona liberale che sostiene l'opposizione in Israele e i diritti umani ovunque. Vivo a Nesher, vicino ad Haifa, una città mista dove ebrei, arabi, cristiani e drusi vivono e lavorano fianco a fianco. Haifa è un simbolo di coesistenza. Ho conseguito un dottorato di ricerca in scienze neurocognitive all'Università di Haifa, dove studenti di ogni estrazione studiano insieme. Ecco perché mi sono infuriata quando qualcuno mi ha urlato "apartheid". La gente usa parole difficili senza capire com'è realmente la vita in Israele.

Nives Monda, anche a Fanpage, ha sostenuto di essere intervenuta perché la turista spagnola le avrebbe chiesto di Gaza e dei bombardamenti e lei si sarebbe alterata, e che successivamente lei si sarebbe qualificata come sostenitrice del governo e avrebbe detto che non c'è nessun genocidio. 

Stavamo conversando in modo amichevole e informale con dei turisti di Barcellona, ​​parlando di cibo, viaggi e calcio. Che fosse una conversazione tranquilla lo ha scritto anche la signora Monda nel post che ha pubblicato subito dopo. Quando abbiamo detto che eravamo israeliani e li abbiamo invitati a farci visita, la proprietaria è intervenuta all'improvviso, in modo aggressivo. Quello che è successo alla Taverna Santa Chiara è stato un atto antisemita mirato e, quando abbiamo cercato di denunciarlo, invece di ascoltare, la signora Monda ha iniziato a diffondere menzogne ​​oltraggiose per dipingere se stessa come la vittima. Questa tattica, purtroppo, è diventata comune nei tentativi di mettere a tacere e distorcere le voci degli ebrei che si esprimono contro l'antisemitismo.

Lei, anche a distanza, sta seguendo le polemiche. E sa delle accuse che le vengono rivolte sui social: alcuni sostengono che lei non solo abbia sostanzialmente approvato l'uccisione dei palestinesi ma che si sia anche detta contenta di questo.

Rispondo con profonda tristezza e preoccupazione alle sconvolgenti e false dichiarazioni della signora Nives Monda, che mi ha accusato di aver detto cose che non ho mai detto e in cui non credo. Tra le numerose bugie che stanno circolando, quelle secondo cui io "lodavo lo sterminio" ed ero "felice per la morte di 50mila bambini". Queste sono invenzioni abominevoli. Non ho mai detto nulla di tutto ciò, né potrei mai nemmeno pensarlo. Muovere simili accuse non è solo disonesto, è pericoloso. Sono parole che vanno contro ogni mio valore morale ed etico. La mia famiglia conosce in prima persona il dolore della perdita e l'orrore della guerra: mia madre è una sopravvissuta all'Olocausto. Mio marito è figlio di sopravvissuti all'Olocausto che hanno perso molti parenti e amici a causa dell'odio e della violenza. Non prendiamo alla leggera la sofferenza umana, nessuna sofferenza umana. Piangiamo per ogni vita innocente perduta, israeliana e palestinese. Sosteniamo la pace, il dialogo e la dignità per tutti.

Non siamo "contro i palestinesi". Non siamo "contenti" di nessuna morte. Siamo ebrei che sostengono la pace e i diritti umani. E crediamo che accusare falsamente la famiglia di un sopravvissuto all'Olocausto di inneggiare il genocidio non sia solo una calunnia, ma sia moralmente riprovevole. Invito l'opinione pubblica, i media e la città di Napoli a guardare oltre questa pericolosa retorica e a opporsi fermamente all'antisemitismo in tutte le sue forme. Scegliamo la verità sulla propaganda, l'empatia sull'odio e la pace sull'incitamento. Continuiamo a pregare e a sperare in giorni migliori per tutte le persone: in Israele, a Gaza e ovunque le vite siano messe in pericolo dall'odio.

La lettera al sindaco Gaetano Manfredi

In una lettera indirizzata alla città di Napoli e al Comune, la donna si rivolge al sindaco Gaetano Manfredi, che ieri ha incontrato Nives Monda per manifestarle solidarietà per le minacce ricevute a seguito del litigio, e all'assessore Teresa Armato, che nei giorni scorsi aveva incontrato i due turisti israeliani. Scrivono Gili Moses e il marito Raul:

Vi esortiamo a non cedere alle pressioni radicali e odiose. Non abbiate paura di battervi per ciò che è giusto. Il dovere morale dei leader è proteggere tutti, non accontentare coloro che cercano di dividere, intimidire e istigare. La vostra città ci ha accolto calorosamente all'inizio. Siamo rimasti rincuorati quando il Comune ha condannato l'accaduto. Ma le vostre recenti azioni – l'incontro con la ristoratrice, l'espressione di solidarietà nei suoi confronti e il permesso alle voci antisemite di dettare la narrazione – inviano un messaggio agghiacciante: che l'odio può vincere. Non lasciate che questa sia l'eredità di Napoli. Ribadite che la vostra città è un luogo di vera ospitalità – per gli ebrei, per i musulmani, per i cristiani, per tutti. Dite chiaramente che ristoranti e attività commerciali non possono discriminare. Che l'antisemitismo – mascherato o meno da antisionismo – non ha posto nelle vostre strade. Questa è una prova di coraggio. E il mondo intero vi sta guardando. Con dolore, ma anche con speranza.

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