“Fare rete tra librerie è difficile, c’è troppo egoismo” sostiene Luigi Mauro di The Spark

"Siamo nati qui nel 2020, poco prima del Covid. Inizialmente eravamo una libreria indipendente, poi siamo diventati un franchising Mondadori". A parlare è Luigi Mauro, gestore di The Spark Creative Hub, la libreria in franchising Mondadori nata da una precedente esperienza di libreria indipendente. Da circa 5 anni in piazza Bovio, in zona universitaria, The Spark non è solo una semplice libreria. Ai suoi clienti, infatti, propone anche uno spazio caffè, uno per studiare, di coworking e diversi eventi e presentazioni. Continua il nostro viaggio all'interno delle librerie di Napoli.
Luigi Mauro, come nasce The Spark?
"Siamo una libreria giovane, nasciamo poco prima del Covid, nel 2020. Prima eravamo una libreria indipendente, poi siamo diventati una libreria in franchising Mondadori".
Cosa spinge una libreria indipendente a cambiare e diventare un franchising?
"La storia è semplice e tra i protagonisti torna il Covid. Ci ha tagliato un po' le gambe, le spese aumentavano e non c'erano tanti incassi. Con il franchising ci siamo coperti un po' le spalle. A Napoli si può sopravvivere con una libreria avendo pochi dipendenti e cercando di gestire al meglio le questioni con la proprietà. Questa zona, poi, resta comunque un posto un po' morto, in particolare durante il fine settimana. Il sabato e la domenica gli uffici chiudono e anche le università".
Ci sono aspetti positivi della zona in cui si trova The Spark?
"L'apertura della metropolitana è stata una cosa molto positiva, c'è stato qualche miglioramento. Però qui non siamo in via Benedetto Croce o nelle zone della città tra le più vive. Per questo a noi serve portare le persone in libreria, e lo facciamo attraverso diversi eventi. Facciamo molte presentazioni, tanti corsi. Spesso ospitiamo anche mostre di quadri e fotografie. Insomma, cerchiamo, per quanto possibile, di fidelizzare la nostra clientela".
Un tema comune a tutte le librerie, che spesso cercano di fare rete. Ma è possibile fare realmente rete a Napoli?
"Io faccio questo lavoro da tantissimi anni, forse sono uno dei più anziani in città come libraio. Posso dire che qui non si è mai fatta rete, sopratutto per egoismo. C'è un forte egoismo di base in ognuno di noi e tutti pensiamo al nostro. Questa è la cosa più sbagliata che si possa fare. Facendo rete si sarebbero potute fare ed evitare tante cose. Innanzitutto non lasciare troppo spazio alle grandi librerie di catena, come la Feltrinelli".
Però Napoli ha diversi esempi di librerie indipendenti che fanno rete, come li spiega?
"Sono circuiti chiusi, non reti. Si riuniscono senza accettare altri, sempre tra loro. Certo, spero che vadano avanti e che riescano a funzionare tra loro, però, onestamente, non sono molto ottimista".
Se non facendo rete, il futuro può essere nell'unione tra i libri e il cibo?
"Io non sono ottimista neanche su questa cosa. Da noi c'è un bar interno, la proprietaria lo ha voluto per gli introiti, la Feltrinelli che ne aveva uno lo ha tolto, insomma, io questo connubio lo condanno. Tutto iniziò tantissimi anni fa con Intra Moenia, che alla fine è diventato solo un bar. Io credo che sia più una scappatoia per poter aprire un ristorante, più che fare libreria. Credo sia una specie di specchietto per le allodole. Certo, lettori forti ce ne sono sempre meno e quindi le entrate ne risentono ma dobbiamo fare di tutto per tornare a come eravamo. La libreria deve tornare a essere un punto di cultura. Sono anziano, per me o si è libreria o si è ristorante o si è caffè".