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Esplosione di via Foria, le figlie di Giovanni Scala chiedono “verità e giustizia” per la morte del padre

Martedì l’incarico per l’autopsia sul 57enne deceduto nell’esplosione a Napoli del 25 giugno; per la vicenda la Procura ha iscritto nel registro degli indagati sette persone.
A cura di Nico Falco
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La vittima, il 57enne Giovanni Scala
La vittima, il 57enne Giovanni Scala

Chiedono "verità e giustizia", Aleandra, Dalila e Francesca, le tre figlie di Giovanni Scala, il 57enne morto lo scorso 25 giugno a causa della violenta esplosione che ha distrutto un deposito collegato al ristorante "da Corrado" e ha causato il parziale crollo dell'edificio in cui si trovava, in via Peppino De Filippo, nel centro di Napoli. Le tra ragazze si sono affidate allo studio legale Angelo Melone, con gli avvocati Angelo Melone e Ciro Della Torre. Martedì prossimo, 8 luglio, verrà conferito l'incarico per l'autopsia sulla vittima, poi potrà arrivare il via libera per i funerali.

L'esplosione nel deposito del ristorante

L'uomo lavorava per il ristorante "da Corrado", quella mattina era nel deposito, usato anche come laboratorio, quando c'è stato lo scoppio. A causarlo, probabilmente una fuga di gas. Per Scala non c'è stato scampo: il suo corpo è stato estratto dai soccorritori già privo di vita. Per la vicenda la Procura di Napoli ha iscritto sette persone nel registro degli indagati, in vista dell'accertamento irripetibile, ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e crollo o disastro colposo; il fascicolo è affidato al sostituto procuratore Federica D'Amodio. I periti che si occuperanno dell'autopsia sono il medico legale Emanuele Capasso e l'anatomopatologo Andrea Ronchi mentre come consulente di parte, gli avvocati Melone e Della Torre hanno designato il professore Mariano Paternoster, ordinario di medicina legale all'Università Federico II.

Le figlie: "Giustizia e verità"

Quella del 57enne, commenta l'avvocato Melone, è "una morte bianca che non può e non deve restare impunita. La vicenda di Giovanni Scala si inserisce nel drammatico fenomeno delle cosiddette morti bianche, che ogni anno continuano a colpire centinaia di lavoratori nel nostro Paese. Uomini e donne che perdono la vita mentre svolgono mansioni ordinarie, troppo spesso in contesti in cui la sicurezza viene ignorata, sottovalutata o sacrificata. Giovanni Scala stava semplicemente lavorando. Era un dipendente serio, riservato, dedito al proprio ruolo. Non può esserci alcuna giustificazione per una morte tanto assurda quanto evitabile". Gli avvocati, prosegue, hanno "assunto l'impegno di accertare ogni responsabilità affinché questa tragedia non venga dimenticata né archiviata. Sosterremo in ogni sede, con rigore e determinazione, la richiesta di verità e giustizia delle figlie del signor Scala".

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