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È morto a 105 anni Antonio Morelli, tra gli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti

È morto a 105 anni Antonio Morelli, uno degli ultimi sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti. Era stato internato a Dachau e Mathausen, non aveva mai smesso di raccontare le atrocità che aveva vissuto. Nel 2014 aveva ricevuto la medaglia al valore civile dall’allora presidente della Repubblica Napolitano.
A cura di Nico Falco
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Antonio Morelli e Carmine Mastroianni (foto Clarus)
Antonio Morelli e Carmine Mastroianni (foto Clarus)

Si terranno oggi ad Alvignano, piccolo centro della provincia di Caserta, i funerali di Antonio Morelli, deceduto a 105 anni. L'uomo, reduce della Seconda Guerra Mondiale, era tra i pochi sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti ancora in vita. Non aveva mai dimenticato, e non aveva mai smesso di raccontare: dai suoi ricordi, affidati alla penna di Carmine Mastroianni, è stato tratto il libro "Il Fabbricatore di Ali". Le esequie si svolgeranno oggi, 3 settembre, alle ore 16:30 nella chiesa di San Pietro e Paolo.

Nato ad Alvignano il 1 gennaio 1916, Morelli durante la Seconda Guerra Mondiale era soldato di fanteria. Nel 1941 fu rinchiuso nel carcere militare di Gaeta, accusato di essersi ferito da solo ad una mano in Grecia per essere rimpatriato. Da lì fu trasferito a Peschiera del Garda. Nel settembre del 1943, dopo l'occupazione, fu consegnato alle SS. Rifiutò di collaborare coi tedeschi e di far parte delle squadre della Repubblica di Salò e per questo cominciò il suo viaggio verso i campi di concentramento: prima a Dachau, dove venne contrassegnato col triangolo nero, quello degli asociali, poi a Mathausen, dove fu riclassificato come prigioniero politico e venne impiegato per la costruzione di fusoliere e cavi per aerei.

Era ancora nel campo di concentramento nel 1945, quando ci furono i bombardamenti degli Alleati, durante i quali salvò anche delle vite di altri internati. Fu infine liberato dall'esercito americano, insieme a pochissimi superstiti. Nel 2014 Morelli aveva ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un medaglia al valore civile e nel 2016 fu invitato dal presidente Sergio Mattarella in occasione del "Giorno della Memoria".

Quegli anni passati nei campi di concentramento, però, non li aveva mai dimenticati. E anche di recente, spente ormai le cento candeline, continuava raccontare quello che aveva visto e vissuto, perché la memoria non andasse perduta. Come quella volta in cui, durante una marcia forzata, andò a sbattere contro un osso. "Puzzava di rancido e oltretutto non saprei dire se era di carne umana o animale – aveva raccontato – lo morsi e sgranocchiai. Mi pareva il sapore della carne che compravamo la domenica a casa mia".

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