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Don Silverio Mura condannato per abusi sessuali, l’avvocato: “È innocente, ricorreremo in appello”

Don Silverio Mura, condannato a risarcire Arturo Borrelli per gli abusi sessuali subìti, si proclama innocente; il suo avvocato annuncia il ricorso in appello.
A cura di Gaia Martignetti
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Don Silverio Mura, parroco di Ponticelli, quartiere di Napoli est, è finito negli ultimi anni al centro di una vicenda che lo vede accusato di aver abusato di Arturo Borrelli, quando quest'ultimo era un bambino. Arturo da anni porta avanti denunce per questi abusi che racconta di aver subito da Don Silverio Mura, suo professore di religione. Tuttavia ci sono voluti più di 30 anni perché un tribunale, in primo grado, lo riconoscesse come vittima. Il tribunale ecclesiastico dell’arcidiocesi di Milano, infatti, in passato ha assolto Don Silverio Mura perché non colpevole di quanto denunciato da Arturo. Non potendo portare le sue denunce in sede penale, perché ormai scaduti i termini, Arturo ha fatto ricorso a una causa civile. Quella causa, grazie agli avvocati Carlo Grezio e Salvatore Conte, Arturo l’ha vinta. La sentenza civile in primo grado di giudizio stabilisce che Arturo ha diritto a un risarcimento. Tuttavia Don Silverio Mura, che fino al terzo grado di giudizio risulta innocente dinanzi alla legge, si dice estraneo a questa vicenda e ricorrerà in appello, come ha spiegato il suo avvocato Augusto Imondi che ha accettato di risponde ad alcune domande per iscritto a Fanpage.it.

Avvocato, una premessa. Il suo assistito, don Silverio Mura, è stato assolto da un tribunale ecclesiastico e i termini per il processo penale sono scaduti. Ma oggi dopo 30 anni don Mura è stato condannato in sede civile, in primo grado, a risarcire Arturo Borrelli per le violenze che Borrelli racconta di aver subito. Il suo assistito si professa ancora innocente?

«Don Silverio Mura rivendica la sua assoluta integrità e l’assenza di qualsivoglia responsabilità rispetto ai fatti riferiti dal Borrelli, che risultano accertati ai soli fini risarcitori. Il processo civile, infatti, si è concluso, in primo grado, con una sentenza che, sulla base di mere presunzioni, ha comportato la condanna del mio assistito al ristoro dei danni»

Ricorrerete in appello?

«Si. Don Mura ha deciso di proporre appello»

Su cosa punterete?

«Sottoporremo alla Corte di Appello gli stessi elementi esaminati dal Giudice di primo grado, confidando in un esito diverso e ponendo in rilievo aspetti sottovalutati dal Tribunale. La storia è molto controversa; i documenti, le testimonianze e le perizie acquisite al processo non portano a conclusioni univoche, ma contengono elementi spesso contraddittori, alimentando forti dubbi ed incertezze. Voglio solo ricordare che: sono trascorsi più di trent’anni dai fatti descritti dal Borrelli e dalla loro denuncia; il Borrelli ha conservato per molto tempo ottimi rapporti personali con il Mura al quale ha chiesto di celebrare il suo matrimonio e di battezzare i suoi figli; il Borrelli ha avuto una vita abbastanza normale, si è creato una famiglia ed ha svolto stabilmente il lavoro di guardia giurata, essendo evidentemente stato ritenuto anche idoneo al porto d’armi; il procedimento di investigatio previa svolto dalla Curia di Napoli non ha accertato responsabilità a carico del Mura; il procedimento penale canonico si è concluso con la sentenza di assoluzione del Mura; i testi escussi tra il 2019 ed il 2020 hanno deposto su fatti verificatisi tra il 1986 ed il 1990 rendendo dichiarazioni per molti aspetti contrastanti e, comunque, irrilevanti; il reverendo Mura, nei venticinque anni circa in cui ha svolto l’attività pastorale e di insegnante di religione, quindi a contatto costante con adolescenti, non solo non ha mai subito censure di alcun tipo ma ha sempre raccolto l’apprezzamento di chi lo ha conosciuto».

Il Tribunale Ecclesiastico non è però riconosciuto dal nostro ordinamento.

«È vero. Tuttavia gli accertamenti approfonditi svolti nel giudizio penale canonico assurgono quantomeno ad elementi di prova, che non possono essere sottovalutati dai Giudici dello Stato, quantomeno sul piano indiziario. La sentenza ecclesiastica di assoluzione, ancor più laddove un processo penale non è stato neppure avviato innanzi l’autorità giudiziaria italiana (che ha rilevato immediatamente la prescrizione degli eventuali reati), costituisce poi un precedente che merita di essere valorizzato: in tanti altri casi, anche recenti, è stata la stessa Chiesa a processare, condannare ed espellere propri membri dichiarati responsabili di riprovevoli abusi su minori».

Arturo Borrelli ha lanciato un appello al Papa perché il suo assistito non dica più messa. Che ne pensa?

«Ribadisco che don Mura è stato assolto nel processo penale canonico con sentenza resa dal Tribunale Ecclesiastico di Milano l’1.03.2019, passata in giudicato e, quindi, definitiva: è stato dunque reintegrato pienamente nelle sue funzioni di sacerdote. Ribadisco anche che non vi è stato nessun accertamento della responsabilità penale del Mura, che è incensurato, neppure innanzi il Giudice Penale italiano. Non comprenderei dunque un provvedimento sanzionatorio, anche se di natura solo disciplinare, da parte degli organi della Chiesa»

La sentenza del processo civile di primo grado è arrivata dopo circa 30 anni dai fatti. Che ne pensa?

«Si ripropone il grande tema della prescrizione. La tendenza a dilatare e deformare i termini fissati dalla legge per l’esercizio dei diritti determina sicuramente forti incertezze in chiunque. È difficile, dopo tantissimi anni, pervenire, con sicurezza, all’accertamento di fatti e responsabilità tanto gravi come quelle ascritte a don Silverio Mura: basta pensare a quanto si sono rarefatti i ricordi dei testimoni e a quanto è complicato recuperare elementi a discarico. Sta di fatto che la sentenza del Tribunale di Napoli, in assenza di prove dirette, si fonda su presunzioni che, a mio avviso, non erano né precise né concordanti ma anzi tra loro distoniche ed insufficienti».

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