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Covid 19

Dal miracolo al disastro: cosa sta andando storto col Covid in Campania

Mancano posti letto e posti di terapia intensiva, solo di recente sono aumentati i tamponi per tracciare i positivi asintomatici al Covid e i contagi aumentano (anche a causa del poco senso civico di una parte di cittadinanza). Una cosa è certa: da primavera a oggi qualcosa è andato storto nella gestione della pandemia. E Vincenzo De Luca non può far finta di niente, urlare solo sui social e non renderne conto.
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«Mi ha chiamato il governatore De Luca per protestare e dire che quelle sui disastri dei pronto soccorsi in Campania sono tutte “fake news”» racconta il direttore de La Stampa Massimo Giannini, nel bello e sofferto editoriale in cui spiega l'impatto del Covid sul suo corpo (è malato da due settimane ed è ricoverato in terapia intensiva). Il giornalista rivela un aspetto che forse è poco chiaro a chi vive in Campania: non è vero che Vincenzo De Luca "se ne frega" (il motto non è casuale) delle notizie sui giornali, delle inchieste giornalistiche, degli editoriali su come è gestita la pandemia di Covid in Campania. Gli importa, eccome. Cerca di orientare, indirizzare, fare pressioni e pure di far tacere (lo dimostra l'editto di Palazzo Santa Lucia che vieta ai manager sanitari e ai primari di parlare del Covid in Campania senza autorizzazione della politica). Ancor di più oggi  che, passata la sbornia elettorale, ai campani è chiaro un fatto: se siamo passati dal miracolo al disastro è evidente che qualcosa è andato storto.

Abbiamo positivi Covid ovunque e il numero è in aumento. Il motivo è semplice: da marzo a giugno avevamo tenuti separati i "mazzi di carte", ovvero i positivi e i non malati. Poi, in estate, "liberi tutti" e questi due mazzi di carte li abbiamo maledettamente rimescolati. Ora andiamo a caccia di positivi senza scointomi (spesso inconsapevoli ‘bombe' virali) e rincorriamo pure quei lestofanti che pur sapendo di essere malati continuano ad uscire (in questi giorni emergono molti episodi simili perché si sono intensificati i controlli). C'è un problema di mancata collaborazione di parti della cittadinanza ed è motivo di vergogna per chi vive e ama la Campania. Feste e assembramenti in barba alle leggi, i soliti furbetti che pensano di far soldi veicolando un virus che potrebbe uccidere loro stessi: davanti a tanto egoismo c'è da riflettere e fare analisi profonde. Purtroppo non c'è tempo e quindi ci si augura solo che polizie municipali oltre che carabinieri, polizia, finanza ed esercito facciano la loro parte.

La strategia della Campania è stata in primavera quella di fare tamponi solo nelle zone o nelle strutture a rischio  e col contact tracking cercare di individuare uno a uno i possibili contagiati. Quella strategia, buona durante il blocco totale, ora non è più valida. Non c'è il lockdown:  tutti si muovono e vanno in giro, non c'è controllo. Servirebbero migliaia di tamponi in più ogni 24 ore e la Campania questo l'ha capito solo oggi che misteriosamente ha aumentato (facendone quasi 15mila al giorno)  i test. Perché non è stato fatto prima? Se servivano mezzi di governo perché non è sto denunciato subito da De Luca che ogni settimana si lamenta della qualunque a mezzo social? Capite perché De Luca vuole bloccare tutto, ora? Perché la strategia messa in campo dalla Campania è valida, sì. Ma col lockdown.

I contagi non sono solo nella movida e nelle festicciuole. Sono sui mezzi di trasporto, strapieni. E qui però ci scontriamo anche con un governo che nega questo rischio definendolo  "minimo". Forse perché è impossibile aumentare a breve termine le metropolitane? Forse sì. Quindi più che aumentare i mezzi serve svuotarli. E per questo smart working e riduzione o diversa modulazione degli orari delle attività sono importanti.

La scuola? Vincenzo De Luca ha rimandato tutti a casa e probabilmente entro poche settimane se i contagi continueranno con questa progressione faranno lo stesso anche altre regioni. La decisione sarebbe anche comprensibile se non fosse per un problema: la mancata concertazione e lo scontro istituzionale con una parte del governo (il ministro Lucia Azzolina, M5S) che De Luca non ha mai digerito. Del resto il personaggio è quello che è: chi lo ha votato lo sapeva, lo sa pure chi è a Palazzo Chigi.

I posti letto. Ed è su questo, sui posti letto di terapia intensiva  e sub intensiva e di degenza ordinaria che si sta consumando un disastro in Campania. Badate bene: un disastro annunciato. Ricordate in estate, quando esplose lo scandalo dei Covid Center  pagati ma non aperti perché senza collaudo? Qualcuno parlava di speculazione elettorale. Quel qualcuno è lo stesso che oggi sbraita chiedendo di chiudere tutto e tutti, forse troppo affascinato dalle ‘leggi fascistissime' del 1925.

I posti letto non ci sono? E dove sono questi formidabili ospedali modulari Covid (i prefabbricati)? E dov'è il contributo dei tre Policlinici universitari della Campania? E dove sono i medici, gli infermieri da assumere? Dove sta questo miracolo della sanità Campana? Abbiamo bloccato le attività e i ricoveri ambulatoriali: e cosa c'è dunque di diverso da marzo a oggi?

È passato quasi un anno dalla "sorpresa" brutta del Coronavirus che ci ha colpiti tra capo e collo: ma la Regione Campania che ha fatto da allora ad oggi? È questa l'unica domanda da ripetere mille volte come una litania a Vincenzo De Luca. Peccato che egli si sottragga anche al democratico confronto rifiutando da mesi le domande dei giornalisti (tranne i fratacchioni e le battute su Halloween):  il Trump di Salerno vive  la fase come è abituato a fare da sempre: strillando e sperando che passi la nuttata. Ma i riflettori stavolta sono troppo grandi e forti per tentare di sfilarsi nel cono d'ombra.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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