video suggerito
video suggerito

Cosa significa Zazzariello in dialetto napoletano

L’espressione usata dalla tiktoker Rita De Crescenzo fa davvero riferimento ad una delle figure storiche della Napoli popolare: il pazzariello.
A cura di Redazione Napoli
149 CONDIVISIONI
Immagine

«Cicerenella teneva nu' gallo e tutta la notte nce jéva a cavallo…». Totò al centro della piazza del rione Sanità si nuove come solo lui sa fare. È una scena, celebre, nel film "L'Oro di Napoli" (1954) di Vittorio De Sica, nato dal celebre libro di Giuseppe Marotta. Totò interpreta un pazzariello malinconico che deve affrontare le angherie di un guappo.

E che cos'è il pazzariello? È un artista di strada una sorta di banditore, giullare e maestro di cerimonie tutto in uno. Era l’uomo che, fino a inizio Novecento, apriva le nuove botteghe o pubblicizzava prodotti e spettacoli per strada, accompagnato da una piccola banda di strumenti a fiato e percussioni. Obiettivo: attirare l'attenzione, far sorridere, e soprattutto "fare rumore": in una città chiassosa come Napoli, dove la concorrenza era feroce, il pazzariello era il marketing urbano ante litteram.

La sua origine è settecentesca: nasce come figura di strada a metà tra il Pulcinella e il banditore borghese, e raggiunge l'apice tra Ottocento e primo Novecento, quando Napoli era una città brulicante di botteghe, pastifici, teatri e venditori ambulanti. Poi, con l'avvento della moderna pubblicità, dei manifesti, delle insegne luminose e poi della radio, il pazzariello scompare lentamente, ma resta nell'mmaginario collettivo come simbolo di un’arte antica del convincere, fatta di parola, gesti e presenza scenica.

E la parola "Zazzariello", quella resa nota ai più dalla controversa tiktoker Rita De Crescenzo, durante una puntata di "Belve" con Francesca Fagnani, altro non è che la variante di pazzariello. Quando la donna, adducendo una sua presunta parentela col cantante Massimo Ranieri, cita una sua parente in comune, tale «Giuseppa di Zazzariello» altro non è se non un patronimico, vale a dire un modo per indicare l'appartenenza familiare, spesso attraverso il padre. In napoletano (in realtà accade in molti dialetti del Sud Italia) sopravvive perché la lingua popolare ha conservato parecchi calchi sintattici e lessicali arabo-normanni.

149 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views