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Coronavirus, l’Unità di Crisi: “Campania può essere zona arancione nel prossimo report”

La Campania potrebbe passare da area gialla ad arancione nel prossimo report dell’Istituto Superiore della Salute che prenderà in considerazione i nuovi dati dei contagi Covid19 aggiornati, dopo il Dpcm del 3 novembre. Ad affermarlo è Italo Giulivo, coordinatore dell’Unità di Crisi della Regione Campania per l’emergenza Covid19.
A cura di Pierluigi Frattasi
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La Campania potrebbe passare da area gialla ad arancione nel prossimo report dell'Istituto Superiore della Salute che prenderà in considerazione i nuovi dati dei contagi Covid19 aggiornati, dopo il Dpcm del 3 novembre. Ad affermarlo è Italo Giulivo, coordinatore dell'Unità di Crisi della Regione Campania. "La Campania – spiega all'agenzia Ansa Giulivo – è zona gialla perché il Governo ha interpretato la situazione al 25 ottobre che era migliore perché avevano assunto misure più cautelative rispetto al resto del Paese. Il Governo guarda il colore nello specchietto retrovisore e questo vuol dire che abbiamo lavorato bene sulla prevenzione. Io penso che con l'analisi dei nuovi dati, prevista nei prossimi giorni, potremmo diventare zona arancione e ciò confermerebbe le nostre preoccupazioni. Sarei perplesso se dovessimo rimanere zona gialla". Il passaggio dall'area gialla all'arancione determinerebbe nuove restrizioni, come il blocco degli spostamenti anche tra i Comuni. Un incontro sul monitoraggio dei dati regionali su contagi, ricoveri e terapie intensive e altri parametri è previsto nelle prossime ore al Ministero della Salute, guidato dal ministro Roberto Speranza. In quell'occasione si potrebbe discutere anche del caso della Campania.

Unità di Crisi: "I medici di base devono rispondere ai pazienti"

Il responsabile dell'Unità di Crisi della Campania lancia un appello poi ai medici di famiglia: "Devono rispondere al telefono ai loro pazienti". "So che su questo tema – spiega Italo Giulivo – il presidente De Luca vuole incontrare direttamente le associazioni dei medici. Probabilmente ognuno di noi può parlare per esperienza diretta, io non ho avuto necessità di ricorrere al medico di base e rispettiamo la loro posizione, ma in qualsiasi riunione di approfondimento sento dire che è saltata la capillarità dell'intervento. Il protocollo dell'Istituto Superiore di Sanità prevede che ci sia questo intervento di base, qualcuno lo applica, altri meno. A noi arrivano diverse proteste sul fatto che nessuno risponde al telefono, ma capita con le Asl che sono sommerse di lavoro sui tamponi e sulle chiamate. Ne ho contezza da mail di cittadini che dicono che non riescono a parlare con nessuno e finiscono per mettersi in macchina e andare al pronto soccorso. Ma i protocolli prevedono questo e il medico deve rispondere anche al sabato e alla domenica. Anche nel mio contratto è previsto che possa fare altro nel weekend ma ora è il momento che ognuno dia il suo contributo, hai fatto il giuramento di Ippocrate nessuno può stare a dire oggi mi tocca domani o non mi tocca. Infine ai cittadini dice: "Se vado a prendere il sole sul Lungomare in maniche corte  e prendo la brezza di novembre, posso avere la tosse e un po' di febbre e voglio andare al pronto soccorso. Magari coprirsi meglio o stare a casa sono segni di responsabilità e auto-protezione".

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