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Contrabbando di gasolio dalla Spagna a Napoli, sequestri per 18 milioni di euro

I finanzieri del Comando Provinciale di Napoli hanno scoperto un contrabbando di gasolio dalla Spagna con una evasione di oltre 18 milioni di euro: il prodotto risultava venduto a società estere, in realtà non si muoveva mai dal deposito campano e veniva utilizzato a depositi commerciali locali con fatture false.
A cura di Nico Falco
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Il carburante arrivava a Napoli dalla Spagna, veniva venduto a una società in Calabria e quindi ad altre società estere, che poi lo rivendevano a depositi commerciali campani. Un giro che però esisteva soltanto sulla carta: in realtà il prodotto non si muoveva dal deposito napoletano ed era stato tutto architettato per evadere l'Iva. Con questo sistema, hanno stimato i militari della Guardia di Finanza, erano stati evasi circa 18 milioni di euro.

L'operazione delle Fiamme Gialle è scattata tra le province di Napoli, Salerno e Reggio Calabria. I militari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Napoli, terza sezione Criminalità Economica ed Informatica, hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di beni per oltre 18 milioni di euro, nei confronti di 4 società e relativi amministratori operanti nel settore del commercio e della distribuzione di carburanti; sequestrati conti correnti, contanti, gioielli, autovetture e immobili.

I rappresentanti delle società coinvolte sono indagati per frode fiscale. I finanzieri del 1° Nucleo Operativo Metropolitano di Napoli hanno ricostruito il meccanismo che veniva utilizzato per contrabbandare il gasolio: il prodotto veniva importato via mare dalla Spagna, acquistato da una società di capitali maltese ma con basi decisionali a Napoli e a Catania. Veniva stoccato in sospensione di imposta nei pressi di un deposito costiero napoletano. Qui partiva la parte successiva: veniva venduto a un deposito fiscale situato in Calabria, senza versare accisa ed Iva, e quindi a società "cartiere" nei fatti inesistenti, che lo compravano sulla carta in esenzione di iva e poi lo vendevano a depositi commerciali campani con fatture false.

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