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Come funziona la camorra oggi, a Napoli e in provincia

L’ultima relazione dell’Antimafia mostra che i clan di camorra sono sempre più proiettati verso connotazioni economiche, tralasciando quella militare; i gruppi più strutturati, alleati in confederazioni, mirano a frodi fiscali, riciclaggio di denaro e controllo delle aste fallimentari.
A cura di Nico Falco
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Usura, estorsione e spaccio di droga restano le attività più diffuse e redditizie per la camorra, ma i grandi clan, che sempre più spesso si alleano in cartelli o confederazioni che assumono i contorni di imprese mafiose, sono proiettati verso affari di altro genere, di minore rischio e guadagni ancora più alti, come il riciclaggio, il controllo delle aste fallimentari e le fatture false. È la fotografia tracciata dalla Dia, nell'ultima Relazione annuale del ministero dell'Interno al Parlamento. Le ultime indagini mostrano che anche i clan della criminalità organizzata campana, perlomeno quelli più strutturati e consolidati, si stanno sempre più allontanando dalla dimensione "di strada", specializzandosi nelle infiltrazioni nel sistema economico legale e nelle istituzioni, anche con proiezioni verso altre regioni.

I cartelli di camorra, i clan satellite e le famiglie malavitose

Nella relazione, l'Antimafia sottolinea i "livelli" della camorra campana: quello inferiore è costituito da organizzazioni che ruotano intorno a piccoli nuclei familiari, e che sono orientate per lo più allo spaccio di droga, alle estorsioni alle attività commerciali e ai reati predatori. È il caso dei gruppi criminali con una influenza territoriale ben determinata, che spesso coesistono anche nello stesso quartiere o nello stesso rione, e possono anche entrare in contrasto tra loro.

Al livello superiore, invece, ci sono le organizzazioni di cui quelle inferiori sono satelliti: si tratta dei clan maggiormente consolidati sul territorio, quelli che sono, poi, ai vertici di cartelli e confederazioni. È il caso dei Mazzarella, che riuniscono una moltitudine di gruppi criminali e clan di camorra tra il centro città, la periferia Est e l'immediata provincia, e anche dei Licciardi, dei Mallardo e dei Contini, riuniti tra loro nell'Alleanza di Secondigliano, cartello che oltre ai clan principali conta una miriade di gruppi disseminati in tutto il reso della provincia di Napoli e in gran parte della città.

Gli affari dei cartelli: meno rischi, profitti più alti

Di particolare interesse è proprio la capacità di inserirsi nel contesto socio-economico. Le organizzazioni mafiose di più lunga tradizione, rileva la Dia, "avrebbero sviluppato una "elevata capacità" di permeare le amministrazioni locali, soprattutto mediante pratiche corruttive, e di infiltrare il sistema economico-legale, con il coinvolgimento di imprenditori collusi e avvalendosi dell'expertise di professionisti conniventi o anche dei cosiddetti ‘colletti bianchi', per riciclare gli enormi flussi di denaro di provenienza illecita con conseguenti alterazioni delle normali dinamiche del mercato legale".

Da qui l'interesse delle mafie, e in questo caso dei clan di camorra, per quelle attività illecite definite "ad alto profitto e con ridotto rischio giudiziario". Si tratta di reati non violenti, che creano anche un minore allarme sociale. Tra questi, "il controllo delle aste fallimentari e delle procedure di esecuzione immobiliare, il ricorso alle cosiddette società "cartiere" per l'emissione di fatture per operazioni inesistenti allo scopo di riciclare denaro, ovvero realizzare frodi fiscali".

In un anno 240 interdittive antimafia

Le indagini sulle infiltrazioni hanno portato, nel corso del 2024, a 240 interdittive antimafia (232 soltanto tra Napoli e Caserta) emesse dalle prefetture campane. I settori in cui operavano le società oggetto del provvedimento sono diversi: edilizia e immobili (94 interdittive), gestione rifiuti e ambiente (30), onoranze funebri (23), commercio e agroalimentare (20), autonoleggio e trasporti (13).

La "camorra imprenditrice" si è rivelata capace di intercettare anche fondi pubblici e del PNRR: solo nel 2024, in Campania, sono stati sequestrati beni per oltre 4,1 milioni di euro e disposte 50 misure cautelari.

I clan organizzati in confederazioni

La camorra, spiega la Dia, "si conferma un fenomeno dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti economici e sociali, mantenendo un forte radicamento sul territorio e una pericolosa capacità di infiltrazione nella società civile e nelle istituzioni locali, evidenziando anche una discreta proiezione in altre regioni soprattutto di quelle realtà criminali maggiormente strutturate". I grandi cartelli sono attivi tra le province di Napoli e Caserta, dove i clan sono maggiormente radicati e hanno ormai raggiunto una dimensione più qualificata. Per queste realtà criminali, aggiunge la Dia, "è ragionevole dedurre che la connotazione economica abbia surclassato quella militare". A Napoli i cartelli sono quello dei Mazzarella (attivo nel centro storico, a Ponticelli, a Barra e a San Giovanni a Teduccio) e l'Alleanza di Secondigliano (con ramificazioni in tutti i quartieri della città).

I boss che comandano dal carcere

Alla crescita "imprenditoriale" si affianca anche una maggiore specializzazione a livello tecnologico. I clan di camorra, infatti, hanno bene imparato a utilizzare gli ultimi ritrovati tecnologici a proprio vantaggio. Alcuni gruppi criminali, infatti, sono ormai passati all'utilizzo di apparecchi criptati per le comunicazioni interne, eludendo in questo modo i sistemi di intercettazione tradizionali, e riciclano denaro non più con le classiche "lavanderie" ma con sistemi ben più ampi, attraverso triangolazioni internazionali.

Inoltre, rileva la Dia, sono sempre più frequenti i casi in cui i telefoni cellulari vengono introdotti all'interno dei carceri attraverso i droni e arrivano nelle disponibilità dei boss, che in questo modo possono tenere i contatti con i gruppi criminali di riferimento e impartire direttive agli affiliati liberi, continuando quindi a guidare il clan anche mentre sono detenuti.

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