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Morte di Chiara Jaconis a Napoli

Chiara Jaconis uccisa da una statuina, il fidanzato: “Sospettavo non fosse caduta da sola. Non voglio scuse da quella famiglia”

Il dolore del fidanzato di Chiara Jaconis, uccisa da una statuina caduta ai Quartieri Spagnoli, a settembre 2024: “Nulla me la ridarà. Ora vivo per lei”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Chiara Jaconis, la vittima
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"Avevo il sospetto che quella statuetta non fosse caduta da sola.  In ogni caso ora non sto né meglio né peggio, tanto nulla mi ridarà indietro Chiara. Non provo rabbia, voglio solo andare avanti. Adesso vivo la mia vita anche per lei". Non nasconde l'amarezza Livio Rousseau, fidanzato di Chiara Jaconis, la turista 30enne di Padova colpita da una statuina caduta dall'alto mentre passeggiava ai Quartieri Spagnoli di Napoli, il pomeriggio di domenica 15 settembre 2024 e morta, purtroppo, dopo due giorni di ricovero. Assieme a lei, quel tragico giorno, c'era anche il fidanzato Livio, che ha parlato per la prima volta in un'intervista al quotidiano Il Gazzettino di Padova. Quel viaggio a Napoli doveva essere un regalo di compleanno, Chiara, infatti, era appassionata di Napoli e della pizza.

L'inchiesta della Procura di Napoli sulla morte di Chiara Jaconis

Negli scorsi giorni, la Procura minorile di Napoli ha chiuso l'inchiesta sulla morte della ragazza veneta. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, a lanciare l'oggetto sarebbe stato un ragazzino di 13 anni, con problemi, che si sarebbe reso già responsabile di episodi del genere. Nei suoi confronti non si potrà procedere in quanto, per legge, non è imputabile. Ma resta in piedi l'altra inchiesta sui genitori, che hanno sempre negato che quei frammenti provenissero da casa loro.

Il fidanzato: "Le scuse della famiglia di Napoli? Non le cerco"

La morte prematura di Chiara, ragazza in carriera, che lavorava nella moda a Parigi, ha scosso tutta la comunità padovana. Proprio nella capitale francese, Chiara e Livio si erano conosciuti nel 2022, fidanzandosi alcuni mesi dopo. Dopo la scomparsa della ragazza, i familiari di Chiara e il fidanzato hanno avviato un percorso di elaborazione del lutto. Per mesi si è rimasti nell'incertezza delle indagini che sembravano non trovare un responsabile per quella morte assurda. I familiari di Chiara hanno più volte chiesto verità, senza puntare il dito contro nessuno. Poi, negli ultimi giorni, la svolta investigativa.

"Provo amarezza, quella sì – racconta Livio nell'intervista – Tutto ciò poteva essere gestito in modo diverso, senza farci aspettare tutto questo tempo per conoscere la verità". Ma a chi gli chiede se vorrebbe parlare con la famiglia di Napoli, risponde: "Non mi cambierebbe molto, non sento il bisogno di ricevere delle scuse. Sono contento di stare in contatto con la sorella e con i genitori di Chiara. Ci facciamo forza a vicenda. Ho fatto un percorso con una psicologa, la mia elaborazione del lutto è in corso d’opera".

Il dolore del fidanzato: "Continuo a chiedermi perché è successo"

Livio non si dà pace per quanto accaduto. "Una parte di me è contenta che l’indagine sia andata avanti – spiega – un’altra si pone sempre la stessa domanda. Tra tutti i momenti in cui poteva cadere quella statua, perché proprio quando c’era Chiara lì sotto? L’unica risposta è che purtroppo queste tragedie capitano".

Quel viaggio, racconta, "era il mio regalo per i suoi 30 anni, compiuti il 13 febbraio 2024. Era sempre stata fan della pizza e non era mai stata a Napoli. Il mio ricordo più bello è la spensieratezza con cui lei guardava il mondo. Era felice. Vederla così contenta è stato il regalo migliore". Momenti di gioia spezzati, purtroppo, dalla tragedia: "Stavamo camminando per i Quartieri spagnoli, ho sentito il rumore di un oggetto caduto dall’alto e ho vista Chiara accasciarsi a terra. Ho capito subito che la situazione era disperata, i medici sono stati trasparenti e non mi hanno raccontato favole. Chiara è morta in ospedale dopo due giorni".

"Adesso vivo per Chiara"

"Non c’è giorno che io non pensi a Chiara – conclude il fidanzato – io e lei ci rendevamo migliore la vita a vicenda. Eravamo reciprocamente attenti, cercavamo di dare il meglio in ogni occasione. Chiara mi ha insegnato tanto. Che sia un viaggio o un concerto, adesso vivo la mia vita anche per Chiara. È come se lei vivesse attraverso le mie esperienze. Sto facendo cose che lei avrebbe sicuramente apprezzato. Uno dei motivi per cui sto riuscendo a superare la fase peggiore del trauma è proprio perché le ho detto tutto. Non ho nessun rimpianto, nessun rimorso, nessuna frase che avrei voluto dirle e non ho detto. Sapevamo entrambi benissimo cosa provavamo. Non avevo alcun pensiero in sospeso e ora questo mi aiuta. Chiara sa già tutto".

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