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Novità sulla morte di Mario Paciolla

Caso Mario Paciolla, la mamma: “Dal 15 luglio inizia la lotta, il governo accetti commissione d’inchiesta”

Manifestazione a Napoli il 15 luglio per il cooperante ucciso in Colombia. Intanto in parlamento le opposizioni presentano la richiesta di una commissione d’inchiesta. La mamma: “La versione del suicidio è semplicemente incredibile, l’Onu non ha mai voluto collaborare”
Intervista a Anna Motta
Mamma del cooperante Mario Paciolla, morto il 15 luglio 2020 a San Vicente del Caguán, Colombia
A cura di Antonio Musella
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Martedì 15 luglio dalle ore 18, in piazza Municipio a Napoli, si terrà la manifestazione per chiedere verità e giustizia per Mario Paciolla, dopo la sentenza del Tribunale di Roma che ne ha archiviato il caso come suicidio. Il cooperante italiano morto in Colombia, dove lavorava agli accordi di pace tra governo e guerriglieri delle Farc nel team Onu, è scomparso 5 anni fa proprio il 15 luglio. In questa data simbolica ci sarà anche il primo corteo per Mario, i genitori hanno chiamato in piazza la società civile, le associazioni, i comitati, i partiti ed i movimenti che in questi 5 anni li hanno sostenuti. "Mario è stato ucciso" è sempre stata questa la tesi, sostenuta anche dall'inchiesta di Fanpage.it sul caso Paciolla.

Intanto su iniziativa del deputato del Pd Marco Sarracino, con il sostegno dei deputati Provenzano, Quartapelle, Amendola, Graziano, Scotto e Porta Ricciardi dello stesso partito, Borrelli e Mari di Avs, D'Alessio di Azione e Carotenuto del Movimento 5 Stelle, hanno presentato la richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Mario Paciolla. Uno strumento che se sarà varato avrà chiaramente i poteri della magistratura e potrà svolgere ulteriori indagini su cosa è successo negli ultimi giorni di Mario a San Vicente del Caguan, dove fu trovato morto in casa sua. A pochi giorni dalla manifestazione di Napoli, dove ha annunciato la sua presenza anche Don Luigi Ciotti di Libera, abbiamo sentito Anna Motta, la mamma di Mario, per farci spiegare le prossime mosse di una lotta che è tutt'altro che finita.

Quali sono state le prime sensazioni che avete avuto dopo aver appreso della sentenza di archiviazione?

In questi 5 anni abbiamo cercato di raccontare la storia di Mario, chi era, cosa faceva, la sua professionalità, il suo spirito, il suo saper stare al mondo, che sono state troncate da un omicidio. In questi 5 anni abbiamo messo in evidenza tutte le incongruenze, comprese quelle che Fanpage.it ha ripreso nella sua inchiesta. Noi dall'inizio sapevamo che la battaglia era contro una forza molto grande, quindi sapevamo che sarebbe stata una strada impervia. La sentenza non ci scoraggia. Stiamo studiando tutte le mosse legali senza dubbio, ma da ora vogliamo denunciare pubblicamente. Mario era ferito alla mani prima del suicidio, così dice la ricostruzione della Procura come ha denunciato anche Fanpage.it. Ebbene quella mano non poteva utilizzarla, aveva i legamenti, lesionati,  come ha fatto a suicidarsi salendo su una sedia, lanciando a 10 centimetri sopra la sua altezza massima sulle punte dei piedi un lenzuolo, centrando un buco al volo, facendo dei nodi che non sapeva fare, e rimanendo impiccato con piedi che poggiavano a terra? E' proprio l'aspetto tecnico del suicidio che non è assolutamente credibile.

Chi individuate come la principale controparte in questa vicenda?

Prima di tutto l'Onu. Per i comportamenti che ha adottato, per la non collaborazione sempre dimostrata, e poi lo Stato italiano. L'Onu ha una enorme responsabilità ma non è possibile che l'Italia che è un paese che finanzia l'Onu non riesce a costringere l'organizzazione a collaborare. La stessa Onu doveva proteggere Mario, ed invece Mario è morto. Mio figlio negli ultimi giorni aveva paura, e l'Onu doveva proteggerlo, non lo ha fatto. Qui stiamo parlando della più grande organizzazione che dovrebbe difendere i diritti umani, ma che fa acqua da tutte le parti. E' chiaro che all'interno dell'organizzazione esiste un elemento di corruttela che non si riesce ad estirpare in nessun modo. Le Nazioni Unite avevano annunciato dopo la morte di Mario una inchiesta interna, è possibile che l'Italia non possa sapere dall'Onu quale è stato l'esito di questa inchiesta interna? Le parti marce dell'Onu su cui non si riesce a mettere mano devastano l'immagine dell'organizzazione. Mario ci diceva sempre che lui sarebbe dovuto essere operativo sul campo, girare tra la gente, ed invece spesso li chiudevano nei villaggi, non li facevano muovere, nonostante morissero attivisti, venissero compiuti omicidi, e i dirigenti delle Nazioni Unite giravano il mondo con mega aerei.

Il 15 luglio scenderete in piazza, che giornata sarà?

Inizia una fase di lotta per mio figlio, abbiamo avuto moltissime adesioni di tante realtà, ci sarà don Luigi Ciotti, Don Tonino Palmese, Enrico Dall'Olio, ci sarà il Comune di Napoli, e poi Beppe Giulietti di Articolo 21 e Vittorio Di Trapani della Federazione Nazionale della Stampa  che ci sono sempre stati vicino, ci sarà il mondo dell'Università e questo per noi è importante, oltre alle tante associazioni che ci sono sempre state vicine. Partiremo da Piazza Municipio alle ore 18 fino a Piazza Dante, poi dalle 20 faremo la commemorazione di Mario al Parco Ventaglieri dove sarà proiettata anche l'inchiesta di Fanpage.it.

Diversi parlamentari hanno presentato la richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta, cosa ne pensa?

Hanno fatto bene, la commissione parlamentare d'inchiesta è doverosa, abbiamo la necessità che anche lo Stato legga i documenti, la versione della Procura che è del tutto fantasiosa. Noi ci aspettiamo che la maggioranza accolga la richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta su Mario, ce lo auguriamo, è una cosa importante perché avrebbe i poteri della magistratura. Dovremo poi vedere se l'Onu accetterà di venire in commissione. Ma questa iniziativa era assolutamente necessaria.

Voi proverete a trovare anche nuove testimonianze in Colombia?

Assolutamente si. Noi vogliamo lavorare anche alla formazione di un team di giornalisti internazionali che collaborino tra loro, anche a partire dal lavoro che avete fatto voi, e che possano essere operativi anche in Colombia. Le testimonianze che abbiamo avuto fino ad ora dalla Colombia sono allucinanti, ci parlano di Christian Thompson, ovvero l'ambiguo responsabile sicurezza della missione di Mario, era uno che faceva le braciate con i militari ed i paramilitari. Questo era Thompson. Come Fanpage.it ha giustamente sottolineato, nessuno si è mai preso cura di evidenziare dove Mario operava, un posto pericolosissimo, dove esiste il potere dei narcos e dove la vita costa meno di niente. Insomma noi non staremo fermi, sappiamo che intorno a noi c'è molto affetto, Fanpage.it ci ha sempre dimostrato sostegno, ma ci sono tante organizzazioni che come noi non credono al suicidio. Ci daremo da fare. Ora siamo allo studio delle carte che renderemo pubbliche nei prossimi mesi. Siamo davanti ad una ipotesi, quella della Procura, che è semplicemente incredibile.

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