A Caserta non si può abortire in ospedale, la denuncia: “L’unico medico non obiettore non è più qui”

Per otto mesi la notizia è passata in sordina, fino a quando le attiviste di "Ccà nisciun’ è fessa" hanno denunciato la situazione sui social network . Immediatamente altri gruppi hanno rilanciato la denuncia facendo rete insieme alla società civile: da mesi all'ospedale Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta il servizio di interruzione volontaria della gravidanza è sospeso. Da quando l'unico medico non obiettore si è dimesso. "L'obiezione di coscienza è legittima, ma non può riguardare l'intera struttura ospedaliera – spiega Ambra Zerrillo della Collettiva Transfemminista di Caserta – che dovrebbe comunque garantire il funzionamento del servizio di interruzione volontaria della gravidanza".
Secondo le notizie raccolte dalle attiviste, l'ultimo ginecologo non obiettore di coscienza in servizio presso il nosocomio è andato via tra settembre e ottobre scorso e da allora la struttura, la più importante della provincia casertana, punto di riferimento di centinaia di migliaia di cittadini, è rimasta sprovvista di personale in grado di offrire il servizio, previsto per legge: "Al momento c'è solo una clinica convenzionata – continua Ambra – che non sempre riesce ad erogare il servizio gratuitamente, mentre è difficilissimo trovare la disponibilità delle altre strutture pubbliche della provincia di Caserta, che è già di per sé sono difficili da raggiungere."
Il direttore generale dell'azienda ospedaliera casertana, Gaetano Gubitosa ha dichiarato che: "Il 15 giugno è stato immesso in servizio un ginecologo non obiettore e dunque entro luglio potremo ripartire con il servizio, che andrà poi a regime da settembre, quando entreranno in organico altri due medici non obiettori".
"Vigileremo su quanto dichiarato dall'ospedale"
Nel frattempo decine di cittadine e di cittadini hanno preso parte all'assemblea pubblica organizzata sabato scorso a villa Giaquinto, dove hanno partecipato anche altre sigle associative, politiche e sindacali. Di fondamentale importanza, dunque, è stato il ruolo fondamentale svolto dalle associazioni di mutuo aiuto, come "Ccà nisciun’ è fessa", che proprio accompagnando le ragazze che decidono di interrompere volontariamente la gravidanza ha trovato le porte dell'ospedale Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta chiuse. "Vigileremo su quanto detto dal direttore dell'ospedale – spiega Serena Mammani – ma intanto continueremo denunciare le difficoltà che troviamo ogni giorno, per di più troviamo inaccettabile che sul nostro territorio continui ad essere così difficile accedere all'aborto farmacologico che è un metodo sicuro, meno invasivo, più economico e consigliato nelle linee di indirizzo del Ministero della Sanità.