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Camorra di Ponticelli, dopo i finti matrimoni il pizzo al clan: “I neri devono fare quello che diciamo”

La camorra di Ponticelli organizzava anche finti matrimoni: i cittadini extracomunitari venivano poi costretti a pagare il pizzo sotto la minaccia del divorzio.
A cura di Nico Falco
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Cittadini extracomunitari che ottenevano la cittadinanza italiana con finti matrimoni e che poi venivano obbligati a pagare una tangente mensile al clan sotto la minaccia di un divorzio. La camorra di Ponticelli, Napoli Est, gestiva anche questo business, affiancandolo con disinvoltura a quelli "classici" delle estorsioni, dello spaccio di droga e della gestione delle case popolari. Emerge dall'ordinanza che ha portato in manette una 60ina di persone all'alba dello scorso 28 novembre.

A gestire i finti matrimoni sarebbero state Gabriella Onesto, Vincenza Maione e Luisa De Stefano (tutte destinatarie di misura cautelare in carcere), che avrebbero agito per conto del cartello De Luca Bossa – Minichini – Schisa. All'affare alludono anche diversi indagati intercettati: Vincenza Maione accenna a "tutti i matrimoni che Gabriella fa", mentre per il boss Michele Minichini "questi neri non si vogliono mettere in testa che devono fare quello che diciamo noi".

Si tratta, ricostruiscono gli inquirenti, di un "sistema collaudato", che si avvale "di una fitta rete di intermediari". I procacciatori "provvedono a raccogliere la disponibilità di cittadine italiane che si prestino, in cambio di un compenso, a contrarre matrimonio fittizio, e a riscuotere le somme di denaro, che vengono consegnate ad Onesto Gabriella e confluiscono nelle casse dell'organizzazione criminale".

Il pizzo agli extracomunitari con la minaccia del divorzio

Dell'affare ha parlato anche il collaboratore di giustizia Tommaso Schisa, secondo il quale la sua famiglia si occuperebbe di organizzare finti matrimoni dagli inizi degli anni duemila. "La cosa funziona così – spiega il pentito – l'extracomunitario che vuole la residenza in Italia versa al clan una quota in denaro per poter sposare un italiano, il quale percepisce una piccola parte della somma versata per acconsentire al matrimonio"

Il cittadino straniero, però, rischiava di vedersi obbligato a pagare altro denaro. "Accade che il clan – prosegue Schisa – impone l'estorsione all'extracomunitario nel senso che il coniuge italiano minaccia di chiedere il divorzio nell'ipotesi in cui lo straniero non versi ulteriori somme con cadenza mensile. Anche mia cugina Onesto Gabriella e la cugina di mia madre, Maione Vincenza, sono sposate fittiziamente con extracomunitari che hanno pagato per questo".

I finti matrimoni della "maga dei promessi sposi"

Un meccanismo simile era stato svelato dai carabinieri ad ottobre, con l'indagine imperniata sulla figura di Matilde Macciocchi, la "maga dei promessi sposi", e sfociata in 18 arresti. A Fanpage.it una delle vittime aveva raccontato la sua esperienza, corredata da video pubblicati in esclusiva: il ragazzo, africano, era stato adescato con la promessa di un lavoro che avrebbe portato alla regolarizzazione sul territorio italiano, indotto a versare denaro e poi invischiato nel giro dei finti matrimoni gestito da quella che anche lui conosceva come "Zia Maria".

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