Calciatore ucciso a coltellate a Miano, sconto di 6 mesi per l’assassino
Sedici anni e sei mesi, con uno sconto di sei mesi rispetto alla sentenza di primo grado, con cui gli anni di reclusione comminati erano stati 17. I giudici della Corte di Assise di Appello hanno ridotto la condanna ad Alfredo Galasso, responsabile della morte di Raffaele Perinelli, il giovane calciatore ucciso con una coltellata al torace a Miano, Napoli nord. Dopo aver letto le motivazioni i legali di Galasso, Luca Gagliano e Rocco Maria Spina, potranno ricorrere in Cassazione.
Lello Perinelli aveva solo due anni quando il padre Giuseppe, camorrista legato al clan Lo Russo, fu ucciso in un agguato nel 1999 durante la faida col gruppo Misso della Sanità. Ma il ragazzo aveva scelto un'altra strada, tenendosi lontano dalla malavita. Lavorava e inseguiva il sogno di fare il calciatore, ruolo terzino sinistro e con buoni risultati: aveva militato in Serie D con il Gragnano e la Turris e, a soli 21 anni, aveva un futuro davanti a sé. Fino al 6 ottobre 2018, il giorno del litigio con Galasso, 31 anni, venditore ambulante, anche lui di Miano: tra i due c'erano già stati degli screzi, anche una scazzottata davanti a un locale di Bagnoli la sera del sabato precedente, e temendo un'aggressione, spiegherà poi lui stesso, aveva cominciato a portarsi dietro un coltello.
Perinelli e Galasso si incontrarono di nuovo davanti a un circolo ricreativo di Miano, casualmente. Era notte, partì la lite, poi la coltellata fatale, dritta al cuore. L'ambulante ha raccontato che il ragazzo sarebbe sceso dallo scooter, avrebbe sferrato un calcio sulla portiera e avrebbe preso qualcosa dalla sella. A quel punto lui sarebbe uscito dall'abitacolo e lo avrebbe colpito. Lello fu portato al Pronto Soccorso da uno sconosciuto che si dileguò senza lasciare traccia. Il ragazzo morì poco dopo. Galasso si è costituito ai carabinieri alle prime luci dell'alba.