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Bimbo ucciso di botte a Cardito (Napoli)

Bimbo ucciso di botte a Cardito, il patrigno: “Perdono, ho fumato una canna, si è spento il cervello”

Tony Essobti Badre, sotto processo per la morte di Giuseppe Dorice, figlio della compagna, ha chiesto perdono: “Ho fumato una canna, mi si è spento il cervello”.
A cura di Nico Falco
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La rottura del letto gli avrebbe fatto perdere la calma, gli stupefacenti gli avrebbero "spento il cervello". Tony Essobti Badre, chiedendo perdono, ha spiegato così quel tragico pomeriggio di due anni fa, quando massacrò a bastonate, a calci e persino a morsi i due figli della compagna, Valentina Casa. Un pestaggio furioso su due bambini di pochi anni: Giuseppe Dorice, 7 anni, morì poco dopo, probabilmente anche a causa dei ritardi nel chiamare i soccorsi, mentre la sorellina, ancora più piccola, è stata miracolosamente salvata dai medici del Santobono.

Bimbo ucciso a bastonate, il patrigno: "Si è spento il cervello"

L'uomo, condannato in primo grado all'ergastolo per omicidio e per tentato omicidio e difeso dall'avvocato Pietro Rossi, ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee durante il processo di secondo grado, che si sta tenendo davanti ai giudici della Seconda Sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli. "Voglio chiedere scusa e perdono – ha detto il giovane, oggi 28 anni – mi sono fumato una canna… uso sostanze stupefacenti quotidianamente… ho visto la struttura del letto rotta, mi venne un raptus, come se si fosse spento il cervello…". Durante l'udienza Badre ha risposto alle domande del giudice, ammettendo di avere picchiato a quel modo i due bambini.

Giuseppe Dorice massacrato a Cardito dal patrigno

La storia, uno dei casi più terribili di cronaca nera degli ultimi anni, risale al 27 gennaio 2019. Dai successivi accertamenti venne fuori che le violenze andavano avanti da parecchio, che i due bambini, così come una terza sorellina ancora più piccola, erano letteralmente terrorizzati da Badre e che vivevano in uno stato di degrado assoluto, addirittura con i capelli pieni di muffa. E che di quella situazione erano a conoscenza, seppur non nei dettagli, sia i vicini di casa, che avevano sentito più volte i litigi che avvenivano in quell'abitazione di Cardito (Napoli), sia le maestre della scuola dei due bambini, che almeno in una occasione avevano visto la piccola con vistose ferite.

Oggi, nel corso del processo, è stata ascoltata anche Valentina Casa, che risponde degli stessi reati ma sotto il profilo omissivo ed in primo grado è stata condannata a 6 anni di reclusione: secondo l'accusa non avrebbe fatto nulla per difendere i figli dalle violenze e anche quel giorno, dopo il pestaggio che si rivelò fatale, invece di chiamare subito i soccorsi cercò di coprire l'ormai ex compagno. Anche la donna ha risposto, spesso in maniera approssimativa, alle domande che le sono state poste dal sostituto procuratore generale, dal giudice e dagli avvocati delle parti civili (tra cui Clara Niola di Cam Telefono Azzurro e dell'associazione Akira e Piefrancesco Moio, che rappresenta le due sorelline di Giuseppe).

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