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Morte di Samuele, 3 anni, giù dal balcone a Napoli

Bimbo di 3 anni morto a Napoli, le parole e le lacrime del vescovo Battaglia per il piccolo Samuele

Le parole e l’omelia dell’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, per ricordare il piccolo Samuele, il bimbo di 3 anni, morto a Napoli venerdì scorso, dopo essere caduto dal balcone di casa in via Foria. “Caro Samuele, continui a dire da lassù ti voglio bene. Lo dici ai tuoi cari, alle persone del tuo quartiere, alla tua squadra del cuore, il Napoli. E dici ancora ti voglio bene a chi non ha saputo cogliere il dono della vita che era e continua ad essere in te. Continua a guardarci da lassù”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Caro Samuele, continui a dire da lassù ti voglio bene. Lo dici ai tuoi cari, alle persone del tuo quartiere, alla tua squadra del cuore, il Napoli. E dici ancora ti voglio bene a chi non ha saputo cogliere il dono della vita che era e continua ad essere in te. Continua a guardarci da lassù, entra nei nostri cuori e nelle nostre fredde case, Samuele. Noi continueremo di te il ricordo della tenerezza come di un bimbo che non proverà più male ma che guardando la terra, donerà ancora il profumo di lui, come in una rosa”. Sono le parole dell’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, per ricordare il piccolo Samuele, il bimbo di 3 anni, morto a Napoli venerdì scorso, dopo essere caduto dal balcone di casa in via Foria. Don Mimmo le ha pronunciate con le lacrime agli occhi nel corso della sua omelia per le esequie, che si sono tenute ieri nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli in via Foria.

“Quanto inutili le nostre parole, i nostri pensieri, i nostri interrogativi in questo giorno di dolore – dice don Mimmo, ricordando Samuele – Quanto infinitamente limitati i nostri ragionamenti in una tragedia che non ha confini. Forse solo tu, Samuele, oggi avresti diritto di parola, solo tu saresti in grado di restituirci una dimensione che sappia di verità. Tu, unico potenziale portatore d’amore in un giorno nel quale dentro di noi è più forte un sentimento di maggiore solitudine, di smarrimento, un’emozione di rabbia e forse volontà di non perdono. Alla vita noi vogliamo affidarti. Alla vita che sboccia intorno a noi, la vita dai colori cangianti della rosa. Una rosa che da bocciolo sboccia e regala, dona, infinite sfumature mantenendo nei colori, l’intensità dell’amore. Oggi, alla tenerezza della rosa vogliamo affidarti. Sia lei, con la tenerezza dei suoi petali ad accarezzare il tuo volto, a cullare nel sole che sorge il tuo sorriso. Perché questo mondo non abbia a vedere solo la notte ma, alzando gli occhi al cielo, possa continuare a ricevere da te il bene”.

L’omelia

Ecco le parole pronunciate dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, durante l’omelia per Samuele.

Caro Samuele,

dolce, piccolo principe,

perdonami se ti scrivo e, soprattutto, se lo faccio per chiederti aiuto.

Sai, oggi sembra anche a me di avere l’aeroplano rotto e di essermi fermato nel deserto.

Sento la mia gola secca, ma so di non avere altra acqua che le lacrime che scendono senza sosta sul mio volto; sento le gambe tremanti mentre la terra viene a mancarmi sotto i piedi; sento di non poter fare e dire nulla perché non c’è nulla da fare e nulla da dire nel vuoto di un deserto che sembra consumarmi anche l’anima.

E provo a chiudere gli occhi chiedendo a te di aiutarmi a venire fuori da questo luogo così grande e così sconosciuto da fare paura. Qualcuno diceva che tutti i grandi sono stati bambini una volta ma pochi di essi se lo ricordano. E io credo che oggi, per vivere questo deserto, abbiamo bisogno proprio di te, di te piccolo bambino mio, piccolo principe di questa nostra terra, di questo pianeta che è stato il tuo pianeta per quattro anni e che ora ti vede volare via verso un mondo nuovo dal quale, sono certo, continuerai a guardarci, a sorriderci, a volerci bene.

E mi sembra di vederti mentre mi vieni incontro chiedendomi di disegnare qualcosa per te.

Eppure, Samuele, oggi proprio non mi sento di poter disegnare, che sia una pecora o una stella, questo deserto mi sembra troppo… troppo grande, troppo vuoto, troppo deserto.

Scusa se ti sembrerò egoista e se, forse, in questo momento dovrei provare ad assecondare i tuoi desideri, a realizzare quei sogni che sembrano essersi spezzati così presto, così in fretta.

Eppure sento che tu ci sei, che sei con noi e non voglio sprecare neanche un istante di questo tempo pensando al dolore che mi stringe il cuore ma voglio guardarti negli occhi e lasciare che sia tu a indicarci come vivere questo momento, come abitare questo dolore così forte che ci attanaglia il cuore.

E allora, piccolo Samuele, prendi un pezzo di carta e una matita, siediti qui con me e comincia a disegnare per noi. Disegnaci il mondo visto da lassù. Il cielo azzurro e le nuvole che giocano a raccontare sogni e speranze. Disegnaci il mare mentre le sue onde si mescolano alla sabbia e portano a riva le perle racchiuse dentro alle conchiglie. Disegnaci i tramonti e le albe. Il vento che soffia e la pioggia che cade.

Chissà quante cose puoi vedere, e noi non riusciamo neanche ad immaginarle.

Chissà a quante domande hai trovato già risposta, e noi siamo ancora a cercare la domanda giusta.

Raccontaci i colori, Samuele, in questa vita che ora ci sembra troppo grigia e troppo buia senza di te. Disegnaci l’arcobaleno, così come lo vedi tu. E disegna anche me, disegna la tua mamma e il tuo papà Ma non come ci vediamo noi. Disegnaci come ci vedi tu, come vorresti vederci ogni giorno; perché da quel tuo disegno possiamo imparare la vita, a vivere questo dolore senza lasciarci sopraffare da esso ma provando a scorgere un po’ più di amore e di speranza. Per non smarrirci. Per non perderci. Per resistere. Per continuare a stare in piedi e andare avanti sotto questa croce, che ci sembra troppo pesante. Tu ce lo insegni, Samuele, solo l’amore resta. E, anche se breve, la tua vita è stata amore puro. E di quell’amore continueremo a nutrirci, giorno dopo giorno, pensando a te.

Tante domande fanno eco nel nostro cuore e tra le pareti di questa chiesa.

Com’è possibile? Come farò? Come potrò?

La nostra vita sembra quasi non avere più un senso. Dove trovarlo quel senso? Come cercarlo?

Sono state le parole dei tuoi genitori il giorno che sono andato ad abbracciarli.

Sai Samuele, io e te non ci siamo mai conosciuti, e l’unica cosa che ho di te è il tuo nome.

Samuele, il tuo nome significa: Ascoltato da Dio, il suo nome è Dio.

E allora le mie risposte le cerco in queste parole, nelle parole che sono il tuo nome.

E chiudo gli occhi.

E provo a dare risposta alle mie domande senza senso.

E il suo nome è Dio.

E mi affido a lui nella speranza certa che c’è qualcuno che si prende cura di te, che su quel nuovo pianeta non sei solo.

Mia cara rosa, rosa bianca e delicata,

parlo a te in questo momento…

Stiamo per affidarti un compito importante, un compito per il quale sarà necessario deporre le tue spine, quelle che ti fanno da corazza e ti proteggono. No, non vogliamo esporti a nessun rischio, ci teniamo molto a te. E, proprio per questo vogliamo farti un dono. Ti doniamo il nostro piccolo principe Samuele, lo affidiamo al profumo delicato dei tuoi petali perché tu possa accarezzarlo e prendertene cura e al tuo stelo robusto perché tu possa sempre proteggerlo. È un dono prezioso, quanto di più prezioso abbiamo. Ti piacerà molto, vedrai, sarà facile affezionarti a lui ed amarlo. È un grande artista e saprà disegnarti la vita vista con i suoi occhi. Una vita diversa da quella che vedono i grandi. Una vita piena di vita.

Cara rosa, per noi è molto difficile lasciarlo andare e pensare che siamo su due pianeti diversi, il nostro cuore è triste, ma sappiamo che tu saprai amarlo e coccolarlo, ascoltarlo e consolarlo. Tu saprai prenderti cura di lui e custodire la sua vita.

Oggi siamo tutti qui, riuniti intorno alla sua mamma e al suo papà, al suo fratellino che sta per arrivare da un altro pianeta ancora. Oggi tutti i pianeti sembrano unirsi in un unico grande pianeta e hanno qualcosa di molto importante da dire…

Caro Samuele,

oggi vogliamo dirti che ti vogliamo davvero tanto bene.

E non parliamo solo quelli del quartiere o i napoletani

ma tutti quelli che hanno sentito nei loro stessi cuori

l’urlo di dolore della tua mamma e del tuo papà.

Un urlo profondo e silenzioso,

perché la perdita di un figlio non si può dire con le parole:

si è orfani, se si perdono i genitori

si è vedovi, se si perde il coniuge

non si è niente se si perde un figlio.

Non c’è la parola per chi perde il figlio.

Certo, ora noi non ti vediamo con gli occhi

ma sappiamo, per la fiducia che abbiamo nella vita,

che non sei più come l’acqua limpida, fresca e bella

come quando ti vedevamo mentre eri in mezzo a noi

ma ora sei come il vapore che esce dall’acqua e che noi non vediamo,

ma, anche se non lo vediamo c’è, e come se c’è!

E come l’acqua che evapora e si unisce ad altre nubi

poi scende su di noi per innaffiare le terre aride dei nostri cuori e delle nostre città,

per ridare vita a quel deserto sul quale siamo atterrati e dal quale non riusciamo ad uscire.

E da qui, piccolo principe, ti affidiamo alle cure di quella rosa e ti chiediamo di prenderti cura di noi, della tua mamma e del tuo papà, del tuo fratellino che ancor prima di venire al mondo ha già un angelo a vegliare su di lui. E ti chiediamo anche di prenderti cura di noi grandi. Ai grandi bisogna sempre spiegargliele le cose e tu non ti stancare mai di continuare a disegnare per noi. Perdonaci se continuiamo a vedere un cappello al posto del serpente che ha mangiato un elefante, perdonaci se stiamo rinunciando a sognare e ci rinchiudiamo nelle nostre piccolezze, perdonaci il dolore e le lacrime che continuiamo a procurare.

Continua a disegnare per noi

affinché possiamo imparare

ad accarezzare la fragilità della vita, amando la vita, difendendo la vita,

ad amare questa nostra città,

perché solo amandola, non ci saranno più

morti ingiuste di bambini,

morti violente di donne e di ragazzi,

non ci saranno più persone scartate, emarginate,

distrutte da ogni genere di ingiustizia.

Continua a disegnare per noi, piccolo Samuele.

Solo così sapremo che l’amore resta per sempre.

E ti sentiremo più vicino a noi.

E sentiremo l’amore.

E sapremo che quell’amore sei tu.

Non si vede bene che con il cuore: l’essenziale è invisibile agli occhi.

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