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“Annalisa Durante? non fu uccisa dalla camorra”: a Napoli c’è chi assolve i clan

Nel video choc di Francesco Borrelli il consigliere Regionale a Forcella affronta alcune persone che osannano il clan Giuliano e assolvono i clan dall’orribile omicidio della 14enne avvenuto nel 2004: la ragazza, colpita da una pallottola vagante durante una sparatoria tra camorristi, sarebbe morta “per una disgrazia”, per una cosa che “può succedere”.
A cura di Nico Falco
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Annalisa Durante non l'ha uccisa il clan Giuliano, sono stati "altri". Anzi, a essere precisi, non è stata nemmeno la camorra: è stato un incidente, un caso fortuito, una disgrazia. Del resto, non era mica un omicidio intenzionale: è capitato, insomma, non è colpa di nessuno. Assurdo? Non c'è nemmeno bisogno di dirlo. Eppure in certi quartieri, in certe zone, dove la camorra è stata parte integrante del tessuto sociale, dove ha dato e (molto di più) ha preso, c'è ancora chi ragiona così. Per paura, forse, o magari per ignoranza, ma alimentando l'idea che "quando c'era il clan si stava meglio", e soprattutto quella retorica del "posto sbagliato al momento sbagliato" che riduce a mera fatalità anche la morte di una ragazzina di 14 anni che si è trovata la testa trapassata da una pallottola "solo per sfortuna".

Questa mentalità viene fuori prepotente in un video pubblicato dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, girato proprio a Forcella. Quando gli viene chiesto se il clan Giuliano ha fatto male, l'uomo ripreso allarga le braccia, come a dire "non lo so", ma prontamente aggiunge: "Ha fatto pure bene". Anzi, quando il consigliere incalza, lui spiega: "I Giuliano hanno fatto parte di Forcella, è come se tu stessi chiamando me merda. Loro hanno fatto i camorristi, non li sto difendendo, è la loro vita, non li posso chiamare merda".

Poi l'uomo ribadisce il concetto: "Quando ci stavano i Giuliano, qua ci stava ordine". C'era l'ordine della camorra, quella tranquillità conquistata con la violenza che di riflesso sembrava benessere per il quartiere ma che serviva principalmente al clan per poter continuare a spadroneggiare senza attirare troppo l'attenzione delle forze dell'ordine. Quella stessa tranquillità che veniva mantenuta a colpi di pistola, e per cui sono morti Annalisa Durante, Maikol Russo e decine di altri innocenti, uccisi da pallottole vaganti o da sicari con le narici bruciate dalla cocaina che sbagliano bersaglio. "L'omicidio di Annalisa Durante era ordine?", chiede Borrelli.

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Annalisa Durante "morta per una disgrazia"

Il 27 marzo 2004 Annalisa Durante è in strada con un'amica e si ferma a parlare con un altro ragazzo del quartiere, di qualche anno più grande: Salvatore Giuliano, detto ‘o Russo per via del colore dei capelli, nipote di quelli che all'epoca sono i re di Forcella. Arriva un commando di Mazzarella che spara contro il 19enne, obiettivo dell'agguato; il giovane risponde al fuoco e una pallottola vagante colpisce Annalisa alla testa. Salvatore Giuliano viene condannato a 20 anni, torna a casa nei primi mesi dell'anno scorso, scarcerato per fine pena.

Ma nelle parole dell'uomo ripreso nel video, e di un altro che arriva a spalleggiarlo, la storia è diversa, è stravolta, è quella di una assoluzione. "Non sono stati i Giuliano, sono stati altri – dice – ma là è stata una sparatoria". "Ma perché – si intromette l'altro – la volevano uccidere, la ragazza? Tu sei una lota (melma, fango, ndr) se spari a una ragazza con l'intenzione di ucciderla. Ma se io sparo una botta (un colpo di pistola, ndr) e finisce addosso a una ragazza, mica significa che io sono una lota? È stato un incidente, è stata una disgrazia. Può succedere, una disgrazia". "È cosa ‘e niente", direbbe Eduardo.

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Giornalista professionista dal 2011, redattore di cronaca nera per Fanpage.it dal 2019. Precedentemente ho lavorato per i quotidiani Cronache di Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Il Mattino.
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