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In ginocchio davanti all’altare con le ceneri del boss Sibillo: così le vittime sottomesse al clan

Le vittime del racket del clan Sibillo trascinate davanti all’altare del boss Emanuele (ucciso nel 2015) e costrette a inginocchiarsi in segno di sottomissione. All’interno dell’altarino erano conservate anche le ceneri del boss, detto ES17 e capo della paranza dei bambini. Oggi l’altarino è stato rimosso durante l’operazione che ha portato all’arresto di 21 esponenti del clan.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Le vittime del racket del clan Sibillo costrette a inginocchiarsi davanti all'altarino del boss Emanuele, ucciso nel 2015 a soli 20 anni e capo della paranza dei bambini. Questo il dettaglio emerso dalle indagini della Procura di Napoli che hanno portato questa mattina all'arresto di 21 persone tutte considerate uomini del clan Sibillo, egemone nel centro storico di Napoli. Un particolare agghiacciante, un rito al quale le vittime non potevano non prendere parte.

I commercianti vittime del racket erano tanti: venivano presi, trascinati davanti all'altarino e costretti ad inginocchiarsi in forma di rispetto e di sottomissione. Un rituale al quale non vi era alternativa. Era proprio davanti a quell'altarino che poi venivano fatte le richieste estorsive del clan: pagare ed essere lasciati in pace. Almeno una dozzina i casi accertati tra i diversi commercianti dei Decumani, costretti a questo rito quasi pagano di sottomissione. L'altarino era dedicato a ES17, il boss Emanuele Sibillo, per anni il capo della cosiddetta paranza dei bambini, un gruppo di giovanissimi criminali diventato in poco tempo il terrore del centro storico. Lui stesso, del resto, era emerso ad appena 17 anni come figura carismatica del gruppo, per poi essere ucciso ad appena vent'anni nel 2015 a Forcella. Il palazzo, chiamato "della buonanima", si trova nel vico Santi Filippo e Giacomo, nel cuore del centro storico partenopeo e si trova proprio di fronte ad una scuola media, l'istituto Confalonieri di via San Severino. Anche per questo, il significato del sequestro, assume un ruolo maggiore davanti agli occhi dei ragazzi. Sequestrati nell'operazione anche tutti gli oggetti presenti nel palazzo e riconducibili al clan, tra cui il busto che riproduceva il volto di Emanuele Sibillo.

Sulla vicenda è intervenuto anche il senatore Sandro Ruotolo, da sempre impegnato in prima linea anche come giornalista nella lotta alla camorra. "La rimozione dell'altarino in onore del baby boss Emanuele Sibillo noto e celebrato come ES17", ha spiegato, "assieme alla cancellazione delle scritte inneggianti al suo nome ed al blitz di oggi nel Centro storico di Napoli che ha portato all'arresto di 21 esponenti del clan della ‘Paranza dei bambini' è un doppio successo dello Stato e rappresenta un duro colpo alla camorra, perché", ha aggiunto, "si agisce sul piano del contrasto militare e su quello simbolico. Il mio plauso al lavoro della procura di Napoli e all'azione delle forze dell'ordine. I clan devono essere combattuti soprattutto sul terreno culturale togliendo, senza esitazione, quella legittimità popolare attraverso i simboli. Anche la Chiesa del vescovo don Mimmo Battaglia con decisione sta dando un enorme contributo per eliminare contraddizioni e ambiguità".

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