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A Ponticelli fuochi d’artificio e post sui social dopo l’assoluzione del boss De Micco

L’assoluzione di 5 imputati, ritenuti legati al clan de Micco di Ponticelli, “festeggiata” nel quartiere di Napoli Est: spettacolo pirotecnico in strada e foto celebrative sui social.
A cura di Nico Falco
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I post celebrativi pubblicati sui social
I post celebrativi pubblicati sui social

Una serie di post celebrativi sui social, fuochi d'artificio nelle zone dove è più asfissiante la presenza del clan: così i De Micco avrebbero "festeggiato", ieri sera, la notizia dell'assoluzione di Marco De Micco, presunto capoclan del gruppo di camorra di Ponticelli, e degli altri quattro imputati, tutti finiti alla sbarra con l'accusa di avere partecipato all'omicidio di Carmine D'Onofrio, il 23enne ucciso davanti alla fidanzata incinta nell'ottobre 2021.

I fuochi d'artificio a Ponticelli

La notizia dell'assoluzione "per non avere commesso il fatto" si è diffusa nel pomeriggio. Intorno alle 18, i fuochi d'artificio. Secondo diversi testimoni, si è trattato di uno spettacolo pirotecnico andato avanti a lungo. Come accade in questi casi, nessuna "attribuzione" esplicita, ma i dubbi che si sia trattato di una semplice coincidenza sono pochi. Anche perché, contemporaneamente, sono apparsi sui social diversi post celebrativi: in uno di questi c'è la foto di uno degli imputati, ripresa durante un colloquio dal carcere, e la scritta "Ci vediamo presto"; in un altro messaggio un parente di De Micco pubblica la foto di un gangster con la scritta in spagnolo: "La pazienza è la virtù dei forti".

Le assoluzioni per l'omicidio di Carmine D'Onofrio

Carmine D'Onofrio era figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Antonio De Luca Bossa "‘o Sicco", ma solo di recente aveva saputo di questa parentela. Nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 2021 i killer lo aspettarono nei pressi della sua abitazione: aspettarono che scendesse dall'automobile e gli spararono mentre la fidanzata, incinta all'ottavo mese di gravidanza, era a pochi metri.

Secondo gli inquirenti quell'agguato era stato organizzato perché il clan riteneva D'Onofrio responsabile della bomba che, pochi giorni prima, era stata fatta esplodere davanti all'abitazione di Marco De Micco. Oltre al "Bodo", sotto processo erano finiti Giovanni Palumbo, Ciro Ricci, Ferdinando Viscovo e Giuseppe Russo Junior. Gli imputati si sono sempre detti innocenti, contestando le intercettazioni e sostenendo si trattasse di un equivoco. Ieri, per tutti, l'assoluzione "per non avere commesso il fatto".

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